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REGNARE CHRISTUM VOLUMUS!

Lo scorso 7 dicembre il Santo Padre ha nominato Vescovo il Prelato dell'Opus Dei, Mons. Alvaro del Portillo. Con viva gioia abbiamo appreso anche, pochi giorni dopo, che l'ordinazione episcopale gli sarà conferita da Sua Santità Giovanni Paolo II il prossimo 6 gennaio, solennità dell'Epifania del Signore.

Dalla pienezza del sacerdozio, in quanto nuova infusione dello Spirito Santo sul Pastore della Prelatura, scaturirà senza dubbio un bene spirituale per tutti i suoi membri. E' un gran dono che fa sgorgare dal nostro cuore un sincero e profondo ringraziamento a Dio e al Romano Pontefice.

Il motto scelto dal Prelato per il proprio stemma episcopale è un'esclamazione ripetutamente pronunciata e scritta dal Venerabile Servo di Dio Josemaría Escrivá: Regnare Christum volumus! Un grido d'amore e di speranza che riassume l'unica finalità dell'eroica dedizione del nostro Fondatore al servizio delle anime: l'anelito che Cristo regni su tutti gli uomini e sull'intera società.

In queste parole — Regnare Christum volumus! — riecheggia l'esclamazione dell'apostolo San Paolo: oportet illum regnare![1], bisogna infatti che Egli regni! Parole che condensano la generosa risposta alla grazia di coloro che, facendo propria la supplica del Padre Nostro adveniat regnum tuum[2], venga il tuo regno, si prodigano con tutte le forze nel cooperare all'instaurazione di questo regno di giustizia, di amore e di pace[3].

La Chiesa è il Regno di Dio in Cristo. Un Regno che cammina nella storia e che solo alla fine dei tempi, quando Dio sarà tutto in tutti[4], raggiungerà la pienezza; un Regno che ha sede nel cuore di coloro che, come figli di Dio, cercano di identificarsi progressivamente con Cristo: Regnum Dei intra vos est[5]. "Vogliamo che Cristo regni!" è dunque un'aspirazione che esprime anzitutto la ferma decisione di cercare personalmente la santità e di estendere il regno di Cristo in tutti gli ambienti del mondo. E' la formulazione dell'ardente desiderio di contribuire all'edificazione della Chiesa.

Il motto episcopale del Prelato riassume la ragion d'essere dell'Opus Dei: contribuire a far sì che tutti gli uomini siano fattivamente consapevoli della chiamata universale alla santità, nel posto e nelle circostanze in cui ciascuno si trova, attraverso la santificazione del lavoro e dei rapporti familiari e sociali. L'attività della Prelatura mira a stimolare la vita cristiana dei fedeli e costituisce, quindi, un servizio alla Chiesa universale e alle Chiese particolari in cui svolge il proprio apostolato.

La Prelatura dell'Opus Dei è completa sin dal momento in cui venne eretta: con l'ordinazione episcopale del Prelato non cambia nulla. Tuttavia tale ordinazione è un'ulteriore conferma della natura teologica e giuridica della Prelatura, poiché esprime la congruenza ecclesiologica dell'episcopato con la funzione ecclesiale del Prelato.

L'aspetto in cui questa congruenza si rivela più chiaramente è senza dubbio la natura teologica della giurisdizione ecclesiastica che il Prelato esercita sui membri della Prelatura stessa: non solo sui sacerdoti, ma anche sui laici[6]. I membri laici sono infatti comuni fedeli, che continuano a dipendere dai Vescovi delle loro Diocesi in ciò che è comune a tutti i fedeli, mentre sottostanno alla giurisdizione ordinaria e propria del Prelato per determinati aspetti della loro vita e della loro attività (di formazione, di vita spirituale e di apostolato). Il vincolo dei fedeli con la Prelatura non si realizza mediante voti, né mediante promesse che diano al Prelato una potestà dominativa su di loro, bensì attraverso una convenzione che li pone —riguardo agli aspetti sopracitati— sotto una giurisdizione ordinaria stabilita dalla Chiesa attraverso l'erezione della Prelatura. La giurisdizione del Prelato dell'Opus Dei costituisce, quindi, una determinazione del munus gubernandi nella Chiesa e, in quanto giurisdizione propria e non vicaria, le è pienamente congruente il radicarsi nella pienezza del sacramento dell'Ordine.

D'altra parte, è motivo di gioia e di gratitudine per i membri dell'Opus Dei il considerare che l'ordinazione episcopale del Prelato conferisce una nuova forza sacramentale alla sua sollicitudo omnium Ecclesiarum[7]. Infatti su ogni Vescovo, in quanto membro del Collegio Episcopale che succede a quello degli Apostoli, ricade in modo peculiare — cum Petro et sub Petro e in intima comunione sacramentale con tutti i Vescovi[8] - la responsabilità della Chiesa intera[9].

La responsabilità apostolica e l'amore all'unità costituiscono due esigenze vitali della vocazione cristiana e due caratteristiche distintive di tutti i buoni figli della Chiesa, oggetto, come ha voluto ricordare il Concilio Vaticano II, della particolare premura pastorale dei Vescovi[10]. L'unità, afferma San Cipriano, «dobbiamo difenderla e conservarla con fermezza innanzitutto noi Vescovi, che stiamo a capo nella Chiesa, per mostrare che lo stesso episcopato è uno e indiviso»[11]. Anche l'apostolato è compito di tutti i fedeli, compito per il quale i Vescovi hanno una peculiare responsabilità come successori degli Apostoli, che furono i primi a ricevere il mandato del Signore: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo[12].

Fiduciosi nell'aiuto della grazia, i membri dell'Opus Dei desiderano annoverarsi tra questi buoni figli della Chiesa e promuoverne con tutte le forze l'unità e la vitalità apostolica. Di qui l'immensa gioia con cui, nell'ordinazione episcopale del Prelato, essi scoprono l'elargizione di nuove grazie celesti, che li aiuteranno a vivere "con un solo cuore e una sola anima" — cor unum et anima una[13] -, e a portare la luce e il calore della fede in tutti gli ambienti della terra.

Omnes cum Petro ad Iesum per Mariam!, ha ripetuto instancabilmente il nostro Fondatore: uniti al Papa incamminiamoci tutti verso Gesù per mezzo di Maria. I fedeli della Prelatura e i soci della Società Sacerdotale della Santa Croce —inseparabilmente unita alla Prelatura dell'Opus Dei— desiderano che il loro ringraziamento giunga a Dio attraverso la mediazione della Madonna. A Lei ci rivolgiamo ancora una volta perché ci guidi e ci protegga nel nostro cammino e ottenga per noi, dalla Santissima Trinità, le grazie di cui abbiamo bisogno per svolgere un servizio efficace alla Chiesa e per estendere il regno di Cristo nel mondo: Regnare Christum volumus!

[1] 1 Cor 15, 25.

[2] Mt 6, 10.

[3] Messale Romano, Prefazio della Solennità di N.S. Gesù Cristo Re dell'Universo.

[4] Cfr. 1 Cor 15, 28.

[5] Lc 17, 21.

[6] Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Cost. apost. Ut sit, 28-XI-1982, art. III.

[7] 2 Cor 11, 28.

[8] Cfr. CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 18.

[9] Cfr. ibidem, n. 23.

[10] Cfr. ibidem, nn. 23 e 27.

[11] San Cipriano, De Catholicae Ecclesiae unitate, 5: PL 4, 501.

[12] Mt 28, 19.

[13] Act 4, 32.

Romana, n. 11, Luglio-Dicembre 1990, p. 157-160.

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