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Omelia pronunciata dal Prelato nella celebrazione eucaristica per l'ordinazione di venti nuovi diaconi della Prelatura, il 28-I-1991, nella Basilica di Sant'Eugenio a Valle Giulia.

Fra pochi istanti, con vivissima gioia, conferirò l'ordine del diaconato a venti membri della Prelatura dell'Opus Dei. E' mio desiderio esprimere innanzitutto un sentimento che voi ed io abbiamo nel cuore. Figli miei ordinandi, se oggi vi trovate qui, dopo anni di vocazione all'Opera; se per la prima volta un successore di nostro Padre amministrerà il Sacramento dell'Ordine a un gruppo di membri dell'Opus Dei; se siete circondati e sostenuti dalla preghiera e dall'affetto di tutti i fedeli della Prelatura, sorelle e fratelli vostri, e di tante altre persone, qui presenti o disseminate nel mondo intero, sapete bene che dovete esserne riconoscenti al nostro amatissimo Fondatore. Tutto ciò, infatti, è dovuto alla grazia di Dio, alla sua fedeltà, alla sua donazione senza limiti, alla sua sollecitudine di buon pastore, e al suo ardente amore per Cristo e per la Chiesa. L'esempio della sua vita eroica dev'essere sempre, per ognuno di voi, uno stimolo per svolgere un'instancabile attività pastorale al servizio delle anime.

La cerimonia del diaconato ci invita a rivolgere lo sguardo agli inizi della Chiesa. Gli Apostoli avevano ricevuto dal Signore la missione di predicare il Vangelo, la Buona Novella. Erano portatori della "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede", come scrive San Paolo[1]; portatori dell'unica forza in grado di instaurare la vera pace tra gli uomini e tra i popoli. Ciò nonostante, i primi cristiani non erano che pochi uomini e donne, deboli come noi, ad avevano dinanzi a loro l'immenso compito di convertire la società pagana del loro tempo. E dove trovarono la forza per portare a termine la missione affidata loro da Cristo? Ascoltate le parole del Signore: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"[2]. Il Signore è con noi; la Sacra Eucaristia è la nostra forza, l'energia di cui disponiamo per salvare le anime.

Figli miei ordinandi, con il diaconato la Chiesa vi affida soprattutto il suo più grande Tesoro: il Corpo di Cristo, affinché lo distribuiate come ministri ordinari[3]. Vengono alla nostra mente altre parole del Maestro: "là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore"[4]. Il tabernacolo dev'essere sempre il punto di riferimento che attira i vostri cuori, il centro dei vostri pensieri, dei vostri desideri, di tutta la vostra vita. Nell'adempimento del vostro ministero ricordatevi sempre che sancta sancte tractanda: bisogna trattare santamente ciò che è santo. Chiedo al Signore che cresca sempre più in voi l'amore verso il Santissimo Sacramento, manifestato principalmente nella cura e nel devoto rispetto della Liturgia.

Noi tutti, fratelli e sorelle carissimi, dobbiamo amare l'Eucaristia con venerazione e devozione, esprimendo in tal modo la nostra gratitudine al Signore per questo inestimabile dono. Vi invito ad esaminare spesso come va il vostro impegno perché la Santa Messa sia «il centro e la radice»[5] della vita cristiana; a chiedervi se vi accostate alla Mensa Eucaristica con devozione viva, con la necessaria purezza dell'anima e del corpo; a ricordarvi di salutare con spirito di adorazione e di riparazione Gesù nascosto nei tabernacoli delle chiese.

Gesù Cristo veramente, realmente, sostanzialmente presente sotto le specie sacramentali, è la fonte della pace e della felicità per ogni anima e, allo stesso tempo, è il sacramento quo in hoc tempore consociatur Ecclesia[6]: il sacramento, con parole di Sant'Agostino, che significa e produce l'unione, l'unità della Chiesa. Nel dare il Corpo del Signore Sacramentato proverete la stessa gioia da cui era pervaso il nostro Fondatore, che scrisse con indubbio valore autobiografico: «Mentre distribuiva la Sacra Comunione, quel sacerdote aveva voglia di gridare: ti sto dando la Felicità!»[7].

Noi tutti possiamo e dobbiamo dare la felicità agli altri: tutti noi siamo chiamati ad essere, «seminatori di pace e di gioia», giacché la condotta propria dei discepoli di Cristo è unire, pacificare, in una parola amare. Invece le divisioni, le invidie, le rivalità, l'odio, provengono sempre dal peccato, che rompe l'amicizia con Dio e l'unione con gli altri.

Voi, figli miei che state per essere ordinati diaconi, già da anni cercate di essere «seminatori di pace e di gioia». D'ora in poi dovrete esserlo con una nuova responsabilità, poiché vi ordinate proprio per servire. Con il conferimento del primo grado del Sacramento dell'Ordine vi disponete a ricevere fra alcuni mesi l'ordinazione sacerdotale dalle mani del Santo Padre Giovanni Paolo II. Vi chiedo pertanto di ravvivare ancor di più nel vostro animo l'anelito di servire, seguendo questa espressiva esortazione tante volte meditata: «Mettere il tuo cuore per terra affinché gli altri camminino sul soffice»[8]. Non dimenticatelo mai. Come abbiamo appena ascoltato nella seconda lettura, è necessario servire gli altri senza riserve, spinti dall'amore di Cristo[9]: per aiutare, per riconciliare, per seminare la pace.

Il Vangelo della Messa ci ha ricordato l'ammonizione di Gesù agli Apostoli: "Colui che vorrà essere il primo fra voi, si farà vostro schiavo"[10]. Nel commentare queste parole di Cristo la Didascalia Apostolorum del terzo secolo rivolge la seguente esortazione ai diaconi: "Bisogna dunque che anche voi diaconi facciate così, per cui, trovandovi nella necessità di dover dare anche la vita per il fratello nell'esercizio del vostro ministero, non esitate a darla (...). Se dunque il Signore del cielo e della terra si è fatto nostro servitore ed ha sofferto pazientemente ogni sorta di dolori per noi, quanto più noi dovremo fare questo per i nostri fratelli, poiché siamo i suoi imitatori ed abbiamo ricevuto la missione stessa del Cristo?"[11].

Il Signore ha promesso ai suoi discepoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace"[12]. Dal canto nostro, possiamo ricevere la pace di Cristo nei nostri cuori solo se, lo sapete bene, per Amore di Dio calpestiamo l'amor proprio e lottiamo contro la superbia. La pace è conseguenza della grazia divina, frutto della presenza dello Spirito Santo che conforma con Cristo le anime che si sforzano per essere umili. In effetti, come scrive San Paolo, Cristo stesso è la nostra pace[13]: solo se ci identifichiamo con Lui, assecondando docilmente l'azione del Paraclito, potremo conquistare la pace. Vivremo allora da figli di Dio e semineremo lungo tutti i sentieri del mondo la pace e la gioia. Ce lo rammenta il Signore: "Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio"[14].

In questi giorni di angoscia per quanto sta accadendo nel Medio Oriente constatiamo quanto sia urgente comportarci da figli di Dio. Il Santo Padre Giovanni Paolo II prega e lavora senza posa per la pace nel mondo. Noi, da buoni figli della Chiesa, desideriamo essere ben uniti al Vicario di Cristo ed accompagnarlo nelle sue suppliche. Con le stesse parole del Papa, imploriamo Dio "grande e misericordioso, Signore della pace e della vita, Padre di tutti: (...) concedi al nostro tempo giorni di pace"[15].

Accanto all'orazione per le intenzioni del Romano Pontefice vogliamo che non manchi il nostro impegno fattivo per trasformare la nostra vita, seguendo l'invito del Maestro, rivolto a tutti, a te e a me: "siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste"[16]. Non possiamo dimenticare quest'obbligo, che esige l'eroicità, lo sforzo nel lavoro di ogni giorno, nella convivenza sociale, nella vita in famiglia. La santità personale, la lotta quotidiana per vivere uniti a Cristo: questo è il segreto per dissipare le tenebre del peccato, perché Cristo regni in ognuno di noi e nel mondo intero, con il suo Regno di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace.

Questa è la missione della Chiesa della quale tutti siamo responsabili. Come ha scritto Giovanni Paolo II, nella recente Enciclica Redemptoris missio, "l'universale vocazione alla santità è strettamente collegata all'universale vocazione alla missione: ogni fedele è chiamato alla santità e alla missione"[17]. A tale esortazione che il Sommo Pontefice ci rivolge nella sua Lettera Enciclica dobbiamo rispondere con la consapevolezza che, come figli di Dio, come cristiani, come membri della Prelatura dell'Opus Dei, tutte le circostanze della nostra vita devono diventare occasione di apostolato.

Pochi istanti prima di conferirvi il diaconato vi esorto, figli miei, a elevare il vostro cuore in adorazione e ringraziamento alla Trinità Beatissima e alla Madonna, Nostra Madre. Fra qualche minuto pronuncerò su di voi la preghiera consacratoria, chiedendo allo Spirito Santo che sappiate svolgere con fedeltà il vostro ministero, sostenuti dalla grazia divina. Siate fedeli! Donate con generosità la vostra vita per servire Dio, la Chiesa e tutte le anime! In tal modo metterete in pratica l'esortazione che il Concilio Vaticano II rivolge ai diaconi: quanti hanno ricevuto il diaconato devono "piacere a Dio e adoperarsi per compiere ogni genere di opere buone davanti agli uomini"[18]. E rivolgendomi a tutti, fratelli e sorelle, anche a voi dico, e lo dico a me: doniamo con generosità la nostra vita per servire Dio, la Chiesa e tutte le anime!

Chiedo a voi qui presenti di unirvi alla mia preghiera per questi fratelli nostri che stanno per ricevere il diaconato. Pregate perché siano santi, con una santità eroica; pregate perché siano dotti, forti nella fede, fondata sullo studio profondo della retta dottrina che oggi, festa di San Tommaso d'Aquino, affidiamo alla sua intercessione; e pregate perché siano allegri, perché dalla loro anima sgorghi il gaudium cum pace proprio di coloro che sanno di essere figli di Dio, altri Cristo, e, pertanto, figli prediletti della Santissima Vergine.

Così sia.

[1] Rm 1, 16.

[2] Mt 28, 20.

[3] Cfr Concilio Vaticano II, Cost. Lumen gentium, n. 29.

[4] Mt 6, 21.

[5] Josemaría Escrivá, E' Gesù che passa, nn. 87, 102.

[6] S. Agostino, Contra Faustum, 12, 20: PL 42, 265.

[7] Josemaría Escrivá, Forgia, n. 267.

[8] Josemaría Escrivá, Via Crucis, st. IX, n. 1.

[9] Cfr 2 Cor 4, 5 (seconda lettura).

[10] Mt 20, 27 (Vangelo della Messa).

[11] Didascalia et Constitutiones Apostolorum, III, 19, 3-4: ed. F.—X. Funk, Paderbon 1905, C 73, a/b.

[12] Gv 14, 27.

[13] Cfr Ef 2, 14.

[14] Mt 5, 9.

[15] Giovanni Paolo II, Preghiera per la pace, 16-I-1991: in "L'Osservatore Romano" 17-I-1991, p. 1.

[16] Mt 5, 48.

[17] Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris missio, 7-XII-1990, n. 90.

[18] Cost. Lumen Gentium, n. 41; cfr. 1 Tm 3, 8-10.

Romana, n. 12, Gennaio-Giugno 1991, p. 133-135.

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