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24 marzo. La tumulazione nella cripta della Chiesa prelatizia

Alle ore 8.00 del 24 marzo S.E.R. Mons. Julián Herranz, Segretario del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi, Mons. Tomás Gutiérrez, Vicario Regionale per la Spagna, e altri sacerdoti hanno concelebrato una solenne Messa di requiem, cui hanno assistito molti fedeli della Prelatura.

La solenne Messa esequiale è stata celebrata lo stesso giorno, alle ore 17.00, nell’intimità familiare. Nella Chiesa prelatizia erano presenti oltre trecento fedeli della Prelatura, residenti a Roma, in rappresentanza di tutti i fedeli dell’Opus Dei del mondo intero.

Con il Vicario Generale, Mons. Echevarría, hanno concelebrato il Santo Sacrificio Mons. Vives, Vicario Segretario Centrale; il Rev.mo Dott. Fernando Valenciano, membro del Consiglio Generale della Prelatura; Mons. Joaquín Alonso e Mons. Rolf Thomas. Nell’omelia, Mons. Echevarría ha ricordato la figura del Prelato, i suoi anni di fedele e fecondo servizio alla Chiesa e all’Opus Dei, il recente pellegrinaggio in Terra Santa. Dopo aver espresso l’intima convinzione che Mons. del Portillo aveva già ricevuto l’abbraccio riservato dal Signore ai suoi servi buoni e fedeli, egli ha stimolato i presenti a offrire molti suffragi per il Prelato, come esige un dovere di pietà filiale; «benché —ha precisato— anche in questo caso, come in quello di nostro Padre, siamo convinti che saranno orazioni d’andata e ritorno i cui primi beneficiari saremo noi stessi».

Con accenti di fede, in cui palpitava tutto il dolore per la separazione, Mons. Echevarría ha proseguito:

«Come allora il nostro Fondatore, anche ora il Padre se n’è andato inaspettatamente. Che possiamo fare, se non adorare il mistero della Volontà divina? Ripetiamo: Fiat, adimpleatur, laudetur atque in æternum superexaltetur iustissima atque amabilissima voluntas Dei super omnia. Amen. Amen. D’altra parte, dal cuore sgorga una gratitudine profonda alla Santissima Trinità, che ha colmato di giorni apostolici e fecondi questo Padre amatissimo, e gli ha permesso di contemplare, divenute realtà, tante, tante cose (...).

»Che cosa posso dire? Il Padre è stato il vir fidelis lodato dalla Sacra Scrittura, il figlio fedele che ha speso l’intera esistenza nel fungere da appoggio e strumento del nostro Fondatore. Grazie alla sua fedeltà e alle sue cure, l’Opera ha continuato il cammino tracciato da nostro Padre, il Beato Josemaría, senza deviare nemmeno di una virgola, senza alcuna soluzione di continuità, senza la minima lacuna. Grazie, Padre! Ora lo possiamo ringraziare ad alta voce, con il santo orgoglio di aver avuto un Padre come lui.

»Il suo unico desiderio è sempre stato la santità dei membri della Chiesa, e specialmente quella delle sue figlie e dei suoi figli. Seguendo i passi di nostro Padre, ha cercato di restare inosservato. E come l’ha fatto bene! Era l’ombra benefica di nostro Padre e lo rendeva presente in tutti i luoghi in cui si trovava; era la voce di cui nostro Padre si è servito per parlarci; il cuore, traboccante di affetto soprannaturale e umano, con cui ha continuato ad amarci sulla terra; il braccio, forte e paterno, con cui ha diretto tutta l’Opera —ciascuna e ciascuno di noi— in questi diciannove anni duri e intensi, gioiosi e ricchi di pace, di dolore e, allo stesso tempo, di allegria».

Prima di concludere, Mons. Echevarría si è riferito al grande amore di Mons. del Portillo per il Papa e per la Chiesa:

«Vi posso confidare che era costante l’offerta della sua vita a Dio per il Papa e per la Chiesa Santa. Ho avuto occasione di commentarlo ieri al Santo Padre Giovanni Paolo II, quando è venuto a pregare davanti alle spoglie mortali del Padre. Gli ho detto, ed è la pura e semplice verità, che l’ultima Messa della sua vita —celebrata nella chiesa del Cenacolo di Gerusalemme— l’ha offerta, come sempre, per la persona e le intenzioni del Romano Pontefice.

»Al Padre dolevano le anime. Desiderava con tutto il cuore vedere la Chiesa Santa, nostra Madre, amata e rispettata in tutto il mondo, ricca di figli fedeli e capaci di grande affetto per il Romano Pontefice, Padre comune dei cristiani. E soffriva quando vedeva che in molti luoghi ciò non succede. Era uno dei dolori, forse il più grande, che il Padre portava nell’anima».

Il Vicario Generale dell’Opus Dei ha concluso l’omelia con le seguenti parole:

«Questo momento, in cui si chiude una pagina —e che pagina!— della storia del nostro Opus Dei, è un momento di grazia, un’occasione che non possiamo perdere per rinnovare i nostri propositi di fedeltà proselitista, come ci diceva sempre il Padre. È davvero necessaria una profonda conversione!

»Concludo con un ricordo molto recente. Ritornando dal viaggio in Terra Santa, abbiamo incontrato all’aeroporto un piccolo gruppo di famiglie di Soprannumerarie e Soprannumerari, con i loro figli, che erano venuti a ricevere il Padre a Ciampino. Si può dire che per loro sono state alcune delle sue ultime parole sulla terra, delle sue ultime carezze di padre e di madre. Non vi sembra significativo che questo sia successo nell’anno internazionale della famiglia? Non è forse una conferma plastica della benedetta unità dell’Opera? Lì eravamo rappresentati tutti. Poi, contento di essere di nuovo in casa, ha visto le sue figlie dell’Assessorato, i suoi figli del Consiglio: “ne parleremo”, ci ha detto. Ed effettivamente, adesso ci parla e ci ascolta tutti senza interrruzione».

Terminata la Messa esequiale, ha avuto luogo l’inumazione dei resti di Mons. Alvaro del Portillo. Portato a spalla da un gruppo di fedeli della Prelatura di diversi Paesi, il feretro è sceso nella Cripta della chiesa prelatizia, mentre il coro intonava i canti prescritti dal rituale. Nel luogo della sepoltura, Mons. Echevarría ha officiato il rito della tumulazione e il feretro è stato deposto nella stessa tomba che per diciassette anni, fino alla beatificazione, ha ospitato i sacri resti mortali del Fondatore dell’Opus Dei.

Sulla lastra di marmo verde scuro che ricopre la tomba, è stata lasciata l’iscrizione postavi in occasione della morte di Mons. Escrivá, aggiungendo una semplice placca in cui si leggono le seguenti parole:

UBI SEPVLTVS FVERAT SACRUM CORPVS

CONDITORIS NOSTRI CARISSIMI

NVNC IACET

ALVARVS DEL PORTILLO

OPERIS DEI EPISCOPVS PRÆLATUS

PRIMVS FVNDATORIS NOSTRI SVCCESSOR

QUI VIXIT A D. XI MARTIO MCMXIV

AD D. XXIII MARTIO MCMXCIV

La scritta, nella sua sobrietà, fa memoria della caratteristica distintiva nella vita del primo successore del Beato Josemaría: la piena fedeltà allo spirito, all’insegnamento e alla persona del Fondatore dell’Opus Dei. Una fedeltà che si traduceva in unione affettiva ed effettiva con il Beato Josemaría e che portava Mons. del Portillo a considerarsi come l’ombra del Fondatore sulla terra. Quest’unione dura oltre la morte, nell’intima comunione della vita eterna in Dio che —ne siamo certi— il Signore gli avrà concesso in premio per la sua ardente dedizione al servizio delle anime.

Romana, n. 18, Gennaio-Giugno 1994, p. 26-29.

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