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11 marzo Ottantesimo compleanno di Mons. Alvaro del Portillo

L’11 marzo ricorreva il compleanno del Prelato. Un anniversario specialmente significativo, giacché si trattava del suo 80º genetliaco.

La preghiera dei fedeli della Prelatura, e di migliaia di persone che partecipano agli apostolati dell’Opus Dei, si era andata intensificando con l’avvicinarsi di questa data. La lettura della lettera inviata loro da Mons. del Portillo il 1º marzo li ha aiutati ad unirsi con forza ancora maggiore alle sue intenzioni. Fra l’altro, oltre a ringraziarli per la loro orazione, il Prelato confidava: «Vi supplico di chiedere al Signore, nella vostra preghiera per me, di concedermi in modo ogni giorno più copioso quella sapienza della mente e del cuore nella quale consiste il vero anelito della santità: vorrei che i desideri di essergli gradito, così vivi nel mio cuore e che, con la grazia divina cerco di rinnovare molte volte ogni giorno, siano scintille infuocate del suo Amore e brucino tutte le mie miserie, mi purifichino e mi infiammino sempre di più nell’anelito di unirmi pienamente al mio Dio e di farlo conoscere a tutte le creature».

Più oltre, dopo aver ricordato l’esempio di fedeltà all’amore di Dio ricevuto dal Beato Josemaría, Mons. del Portillo aggiungeva: «In quest’anniversario così significativo per me, e nell’imminenza della ricorrenza del cinquantesimo anno di sacerdozio nel prossimo mese di giugno, il miglior regalo che mi potete fare, figlie e figli miei, è un rinnovamento profondo del desiderio di fedeltà proselitista che palpita in tutti noi». E, con parole che alla luce degli eventi successivi hanno un sapore profetico, concludeva: «Ho pregato molto affinché, in questa Quaresima, ognuna ed ognuno di noi si prepari veramente per accostarsi al Calvario, nella gioia —come ci suggeriva nostro Padre— di mettersi faccia a faccia con questo Cristo che dona se stesso per noi e di imitarlo nel suo olocausto».

Tra i moltissimi messaggi di auguri ricevuti dal Prelato nella ricorrenza, spicca innanzittutto l’affettuoso chirografo inviatogli dal Santo Padre Giovanni Paolo II assieme ad una Sua fotografia. Il testo, con firma autografa del Papa, dice:

Al venerato e caro Fratello Alvaro del Portillo, che con animo grato al Signore celebra il suo ottantesimo genetliaco, nell’esprimere vivo apprezzamento per il fedele lavoro compiuto a servizio della Chiesa e nell’invocare copiose grazie celesti per un ministero ancor lungo e ricco di frutti, imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica, estendendola con affetto a tutti i sacerdoti e i laici della Prelatura dell’Opus Dei.

Dal Vaticano, 11 marzo 1994.

Joannes Paulus PP. II

Come già accennato, il Prelato ha celebrato la Santa Messa dell’11 marzo nella Chiesa prelatizia. Assieme alle partecipanti al citato convegno di lavoro, hanno assistito al Santo Sacrificio molte altre fedeli della Prelatura residenti a Roma. Nell’omelia, Mons. del Portillo ha detto tra l’altro:

«Per bontà di Dio oggi compio ottant’anni. Le meraviglie che ho potuto contemplare nel corso di questo periodo sono innumerevoli. Ho ricevuto da Dio tanti regali che non si possono contare, moltissime carezze dalla Madonna, mia Madre. Ed è logico che oggi, in modo particolare, il mio cuore trabocchi di gratitudine e che, a tutte le mie figlie ed a tutti i miei figli, chieda di starmi vicini in quest’azione di grazie.

»Sono grato a Dio per il dono della vita e perché mi ha fatto nascere nel seno di una famiglia cristiana, nella quale imparai ad amare la Madonna come mia Madre e Dio come mio Padre. Gli sono grato per la formazione ricevuta dai miei genitori: pietà autentica, senza ombre di bigotteria. Fu questo a prepararmi a quell’incontro provvidenziale con il nostro amatissimo Fondatore che avrebbe segnato la rotta di tutta la mia vita. Io avevo allora ventun anni. Da quel giorno di luglio del 1935, quante prove della bontà di Dio ho ricevuto! La vocazione all’Opera, la formazione direttamente ricevuta da nostro Padre; poi quei mesi, durante la guerra civile —anni durissimi— nei quali, secondo un particolare disegno divino, il Signore mi offrì il regalo di farmi vivere molto vicino al nostro Fondatore e di essere testimone della sua santità, della sua unione con Dio... E poi ancora tanto tempo, tanto, sempre accanto a lui, come l’ombra che non si separa dal corpo. E l’ordinazione sacerdotale, ormai quasi cinquant’anni fa...

»I beni che devo a Dio, figlie mie, sono incalcolabili. Ottant’anni sono tanti e sono pochi, perché —lo riconosco senza falsa umiltà— mi vedo con le mani vuote, nell’incapacità di ripagare il Signore e mia Madre, la Santissima Vergine, per tanta generosità... Capite perché ho bisogno della vostra preghiera, del vostro rendimento di grazie, della vostra fedeltà, della vostra allegria?

»Grazie, Signore! Perdona la mia mancanza di corrispondenza, ma aiutami ancora di più. E voi, figlie mie, pregate che io sappia colmare i vuoti della mia vita e mettere molto amore in tutto. Oggi, oltre a coltivare una contrizione sincera e gioiosa, mi propongo di pronunciare con più forza che mai quel nunc cœpi!, comincio adesso!, che era il motto della vita di nostro Padre. Sì, ricomincio proprio in questo istante, con l’aiuto divino, a percorrere con nuovo garbo —il garbo che le vostre preghiere mi faranno raggiungere— il cammino della santità, il sentiero che porta all’Amore».

Mons. del Portillo ha concluso così l’omelia:

«Nel mio cuore, grazie a Dio e all’intercessione di nostro Padre, arde con forza il fuoco dell’amore. Per questo mi sento molto giovane e lo sono davvero. Inoltre mi sento, con orgoglio santo, molto figlio del nostro Fondatore; e desidero che accada lo stesso a tutte e a tutti voi. La giovinezza dell’età è qualcosa di semplicemente fisiologico e non è poi così importante; quello che conta davvero è la giovinezza interiore, che debbono avere sempre tutte le figlie e tutti i figli di Dio nell’Opus Dei. È la giovinezza degli innamorati —innamorati di Dio—, che si sforzano di far crescere sempre di più il proprio amore.

»Ad Deum qui lætificat iuventutem meam! Affinché questa giovinezza di spirito e di cuore aumenti ogni giorno, avviciniamoci con le giuste disposizioni all’altare di Dio, alla Sacra Eucaristia. Stretti per mano a Maria Santissima e a San Giuseppe, e ricorrendo con forza anche all’intercessione del nostro amatissimo e santo Fondatore, il Beato Josemaría, cerchiamo l’intimità e l’unione con quel Dio che è il nostro Bene e il nostro Amore».

Durante la giornata, il Prelato si è poi intrattenuto con fedeli della Prelatura residenti a Roma. Diverse centinaia di persone hanno partecipato a queste adunanze familiari, in cui —seguendo la consuetudine del Beato Josemaría— anche a Mons. del Portillo piaceva rispondere alle domande che gli venivano poste.

In queste riunioni, il Prelato ha mostrato ai presenti il chirografo pontificio appena ricevuto e ne ha dato lettura, ancora visibilmente commosso per l’affetto mostratogli dal Santo Padre. Poi ha ringraziato anche tutti i fedeli della Prelatura, i Cooperatori e gli amici: «Vi ringrazio per le vostre preghiere: ne ho bisogno e so che non mi mancano. Tuttavia, la consapevolezza del fatto che tanta gente prega per me mi porta non già ad avere paura, ma sì ad un più vivo senso di responsabilità: se non traggo profitto da tanta grazia di Dio, che cosa sarà di me? Perciò vi chiedo di pregare ancora di più, affinché io sia sempre fedele, come devo. Molte volte sono venuto meno, ma non voglio che questo si ripeta mai più. Aiutatemi!».

La fedeltà a Dio e alla vocazione personale nel seno della Chiesa è stato l’argomento attorno al quale si sono sviluppate queste riunioni di famiglia. A proposito di una delle domande, Mons. del Portillo ha voluto dare un consiglio pratico, tratto dalla predicazione del Fondatore dell’Opus Dei:

«Il segreto sta nell’essere fedele nel poco, tutti i giorni. Ogni giornata è un continuo susseguirsi di piccole cose: fatele per amore di Dio. In questo modo vi allenate per il giorno successivo: forse torneranno a presentarsi difficoltà, problemi, ma sarete fedeli e ne uscirete vittoriosi più agevolmente, perché si sarà consolidato in voi l’abito di vivere alla presenza di Dio. E così, di nuovo, il giorno dopo, e avanti ancora, fino alla fine della vita».

Mons. del Portillo ha incoraggiato i presenti a tenere sempre presente nella propria attività la finalità apostolica inerente alla vocazione cristiana e, perciò stesso, alla vocazione specifica dei membri dell’Opus Dei, collaborando con l’esempio e con la parola, ognuno sul proprio posto di lavoro, al compimento della missione evangelizzatrice della Chiesa. E ha concluso sottolineando che, per diventare apostoli di Cristo, «è necessario che siate sempre molto uniti a Dio, che viviate molto bene lo spirito dell’Opera a forza di fedeltà nelle cose piccole. In questo modo acquisterete la vera sapienza, che consiste nell’amare la Volontà di Dio e nel conoscere l’Essenza divina, nei limiti delle nostre possibilità. Poi, in Cielo, sarà una meraviglia. Adesso ne sappiamo ancora poco, ma è già abbastanza per riempirsi di slancio».

Prima di concludere questi incontri con le sue figlie e con i suoi figli di Roma, il Prelato ha annunciato il proprio inminente pellegrinaggio in Terra Santa, suscitando così in tutti un nuovo sentito atto di ringraziamento al Signore.

Romana, n. 18, Gennaio-Giugno 1994, p. 98-102.

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