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Inizio dei lavori di costruzione di una parrocchia dedicata al Beato Josemaría Escrivá, a Roma

Il 15 maggio 1994 è stata posata la prima pietra della parrocchia intitolata al Beato Josemaría Escrivá. Il Card. Camillo Ruini, Vicario del Papa per la città di Roma, ha presieduto la celebrazione della Santa Messa e ha benedetto la prima pietra. Alla cerimonia hanno partecipato parecchie centinaia di fedeli. Era anche presente il Prelato dell’Opus Dei, Mons. Javier Echevarría.

La storia del nuovo tempio ebbe inizio in occasione della beatificazione del Fondatore dell’Opus Dei, avvenuta a Roma il 17 maggio 1992. L’allora Prelato dell’Opus Dei, S.E.R. Mons. Alvaro del Portillo, rese nota al Papa la decisione di offrire alla diocesi di Roma una delle nuove cinquanta chiese parrocchiali da costruirsi, secondo i programmi diocesani, entro l’anno 2000. La nuova parrocchia, costruita in onore del Beato Josemaría Escrivá, sorgerà nel comprensorio Tre Fontane Nord, tra la Via Laurentina e la Via di Grotta Perfetta, nelle vicinanze dell’EUR.

Alla costruzione del complesso parrocchiale contribuiranno le offerte dei fedeli di tutto il mondo, la cui raccolta è già stata promossa dai fedeli della Prelatura e dai Cooperatori. Per quanto quest’impegno sia ancora agli inizi, si potrebbero raccontare edificanti episodi di generosità da parte di tante persone dei cinque continenti che hanno sperimentato, attraverso grazie spirituali e materiali di ogni genere, l’efficacia dell’intercessione del Beato Josemaría Escrivá.

La nuova parrocchia è stata eretta canonicamente dal Card. Camillo Ruini il 9 settembre 1992. Il Cardinale ha nominato subito il parroco e il viceparroco, consentendo così che l’attività pastorale potesse avere inizio prima della costruzione dell’edificio parrocchiale. Per oltre un anno, le attività pastorali si sono svolte in una sede provvisoria: un prefabbricato di 140 mq. a ridosso di uno dei grossi complessi abitativi della zona. Oltre alla celebrazione dei sacramenti, alle visite alle famiglie e alla benedizione delle case, nell’anno scolastico 1993-94 si sono svolte anche le catechesi di preparazione alle prime Comunioni e alle Cresime, i corsi prematrimoniali, le catechesi per gli adulti, ecc. In breve il lavoro parrocchiale si è esteso, fino a rendere necessaria la preparazione di una sede provvisoria più ampia. Il precedente prefabbricato è ora adibito a uffici parrocchiali, nell’attesa della sede definitiva.

La cerimonia di benedizione della prima pietra si è svolta come dicevamo, il 15 maggio scorso, solennità dell’Ascensione. Nel benedire la prima pietra del nuovo tempio, il Card. Ruini ha detto tra l’altro:

«Ogni volta che nasce una nuova comunità, il Vangelo mette nuove radici e un tralcio nuovo spunta dalla vite che è il Signore. Qui non è difficile prevedere —ha osservato scherzosamente, constatando le dimensioni della folla presente per l’occasione— che ci vorrà una chiesa molto grande, visto che siamo così tanti!».

«Attraverso l’intercessione di Maria Santissima e del beato Escrivá —ha proseguito il Cardinale—, chiediamo che la comunità che sta nascendo pervada tutte le realtà umane che vivono in questo territorio. Questa pietra, che si stacca dal monte senza mani d’uomo —ha concluso riferendosi a una delle letture bibliche—, sia inizio, sviluppo e compimento della nuova costruzione che qui avverrà».

Il Prelato dell’Opus Dei, Mons. Echevarría, ha rivolto al Cardinale Vicario di Roma il seguente saluto:

«Eminenza Reverendissima,

»La ringrazio di tutto cuore per la Sua presenza in questo momento così significativo per la Prelatura dell’Opus Dei, perché costituisce un’ulteriore conferma di fedeltà a quella che fu l’aspirazione più viva del nostro amatissimo Fondatore, il Beato Josemaría Escrivá, lo scopo di tutta la sua attività sacerdotale: servire la Chiesa come la Chiesa vuole essere servita. Questa parrocchia nasce come espressione di amore sincero per la Chiesa, nell’inestricabile fusione della sua dimensione universale e particolare: per tutta la Chiesa, che ha nella sede di Pietro il centro visibile della propria unità e la roccia sicura su cui si fonda. Di tale roccia spirituale è segno materiale la pietra che Vostra Eminenza ha voluto benedire.

»Grazie per le parole di incoraggiamento e di conforto che ci ha rivolto come Vicario del Santo Padre, facendoci avvertire con singolare vivezza l’affetto e la preghiera del nostro amatissimo Papa Giovanni Paolo II. Sempre presente nel nostro cuore, Egli lo è particolarmente in questo mese di maggio, in cui invochiamo l’intercessione di Maria Santissima affinché il Signore gli conceda —come recita una tenera orazione liturgica— «di godere sempre la salute del corpo e dello spirito» (Messa di Santa Maria in sabato, Orazione colletta).

»La benedizione della prima pietra di questo tempio costituisce per tutti noi un grande motivo di gioia e di speranza.

»Di gioia, perché in tale evento vediamo un segno tangibile della crescita della Chiesa, che —sullo slancio del recente Sinodo Romano e dietro l’impulso personale di Vostra Eminenza— vuole, nell’imminenza del giubileo del duemila, ingioiellare il cuore della cristianità con cinquanta nuove parrocchie.

»E motivo di speranza, perché, mentre posiamo oggi la prima pietra di questo tempio, chiediamo al Signore di benedire con frutti copiosi di evangelizzazione e di santità, in questa città tanto cara a tutti i cristiani, l’impegno apostolico di quanti lavorano e lavoreranno qui in comunione profonda con il Vicario del Papa, con i Vescovi ausiliari e con il presbiterio della diocesi di Roma.

»Eminenza, per tutti i membri della Prelatura dell’Opus Dei e per i numerosissimi fedeli che, in tutto il mondo, ricevono l’influsso degli insegnamenti, dell’esempio e dell’intercessione del Beato Josemaría Escrivá, la costruzione di una chiesa in suo onore nella Città Eterna è anche causa di particolare compiacimento. Il Beato Josemaría amava Roma —Sede di Pietro— con tutte le energie del suo cuore: con lo stesso amore intenso e appassionato con cui amava e continua ad amare Cristo e Maria. Possiamo quindi affermare che il tempio che dovrà sorgere qui è frutto, prima di tutto, della sua fede e del suo amore per la Chiesa e per il Papa.

»Al contempo, questa chiesa sarà anche il frutto della fede e dell’amore del suo fedelissimo figlio e primo Sucessore come Pastore dell’Opus Dei, Mons. Alvaro del Portillo, che il Signore ha chiamato a Sé per donargli il premio destinato ai suoi servi buoni e fedeli. Sua è stata l’iniziativa di offrire questo tempio alla diocesi del Papa, il giorno stesso della Beatificazione del nostro Fondatore. Ricordo la sollecitudine, la premura ferma e costante con cui ha seguito le diverse fasi del progetto, fino al giorno in cui il Signore lo ha chiamato a Sé, impegnandosi personalmente anche nella definizione dei minimi particolari costruttivi, soprattutto in quelli che riguardano più da vicino il decoro del culto divino. In questo, come in tutto, ha saputo seguire l’esempio del Beato Josemaría, che ci insegnò ad accogliere il Signore con la delicatezza e l’amore prodigatogli dalla famiglia di Betania.

»Noi, Eminenza, prodigheremo ogni sforzo per portare a compimento la costruzione di questa chiesa, confidando nell’aiuto di Dio e nel contributo generoso di migliaia di fedeli di tutto il mondo: molti episodi, spesso eroici, ci confermano nella certezza che tanta gente semplice è pronta ad ogni sacrificio pur di onorare Dio e per dimostrare il proprio attaccamento a Pietro e alla Chiesa di Roma.

»Oggi, nel ringraziare Vostra Eminenza per la benedizione della prima pietra, prego il Signore, per intercessione di Maria Santissima e del Beato Josemaría, affinché tutti coloro che lavoreranno qui sappiano «santificare il lavoro, santificarsi nel lavoro e santificare gli altri con il lavoro» (È Gesù che passa, n. 45). Che Iddio voglia premiare le fatiche che essi profonderanno in questa «opera buona» (Mt 26, 10), abitando come in un tempio nel loro cuore».

All’interno della pietra è stato posto un rotolo con le firme del Card. Ruini, di Mons. Echevarría, e quelle dell’architetto e del costruttore della chiesa.

Romana, n. 18, Gennaio-Giugno 1994, p. 181-184.

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