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Con data 25 dicembre 1985, Mons. Alvaro del Portillo ha indirizzato una Lettera pastorale ai fedeli della Prelatura, in cui parla della nuova evangelizzazione dell'Europa, alla quale il Santo Padre Giovanni Paolo II sprona tutti i cristiani. Ec

Carissimi: Gesù protegga le mie figlie ed i miei figli!

1. La situazione della Chiesa nei Paesi europei di antica tradizione cristiana preoccupa grandemente il Romano Pontefice. In diverse occasioni, Giovanni Paolo II ha levato la sua voce per sollecitare una nuova evangelizzazione delle Nazioni dell'Europa occidentale e di altre regioni nella cui vita si manifestano tanti sintomi di vecchiaia spirituale, di mentalità sclerotizzata, e anche di morte. Con questa lettera, figlie e figli miei che vivete e lavorate in questi luoghi, vorrei infondere nelle vostre anime l'urgenza di fare di più, di arrivare a più persone, di contribuire ad un nuovo innesto del Vangelo in queste terre, che tanti santi hanno dato alla Chiesa nel corso dei secoli.

2. Pieni di risoluto ottimismo —perché confidiamo nel nostro Dio onnipotente e misericordioso—, tutti, dalla persona che da più anni appartiene alla Prelatura sino alla vocazione appena arrivata, dobbiamo avvertire la fortuna e il peso benedetto derivanti dal fatto che il Signore ci ha dato il mondo in eredità[1]; e che ci chiede con carità e forza, nonostante la nostra evidente pochezza personale, di contribuire a portare i popoli sulla retta via, mentre ci ripete come ai primi Dodici: laxate retia vestra in capturam![2], gettate le reti in mio nome!

Già nel 1981 il Santo Padre diceva: "Ci troviamo in un'Europa in cui si fa ognor più forte la tentazione dell'ateismo e dello scetticismo; in cui alligna una penosa incertezza morale, con la disgregazione della famiglia e la degenerazione dei costumi; in cui domina un pericoloso conflitto di idee e di movimenti"[3]. E in alcune delle ultime udienze —ve l'ho raccontato subito, perché lo stesso Papa mi aveva autorizzato a farlo— mi chiese di occuparci con particolare urgenza, nel nostro lavoro apostolico, dei Paesi della vecchia Europa. Così si era espresso il Santo Padre, e, dal contesto delle sue parole, ho interpretato che includesse pure Nazioni come gli Stati Uniti e il Canada, dove si verifica lo stesso fenomeno. Il Papa si soffermò su un pensiero vibrante di speranza: questi Paesi, che tanto hanno servito la causa della fede per tanti secoli —alcuni per quasi duemila anni—, e che ora si ritrovano in una situazione così difficile, hanno bisogno di tornare alle loro radici cristiane.

3. Dal momento che lo spirito dell'Opus Dei ci porta a

sentire in tutto con la Chiesa, dobbiamo fare veramente nostre queste ansie del Papa; dobbiamo assecondare con gioia le sue direttive; e dobbiamo lavorare più intensamente negli ambiti che —come Pastore supremo della Chiesa— il Romano Pontefice indica ai cristiani. Mi torna in mente la forza soprannaturale e umana con cui il nostro Fondatore applicava, proprio a questo nostro spirito di servizio alla Chiesa e al Santo Padre, alcune parole della Sacra Scrittura: respiciat nos tantum Dominus noster et laeti serviemus![4]. Fra le varie interpretazioni di questo testo della Scrittura, il Servo di Dio Josemaría Escrivá de Balaguer dava anche questa: basta che il Papa indichi qualcosa, fosse pure solo con lo sguardo, perché i suoi figli dell'Opus Dei lo mettano in pratica con gioia.

Figlie e figli miei, è giunta una nuova ora per dimostrare con i fatti che siamo figli leali della Chiesa, ricavando tutto il rendimento possibile, usque ad summum![5], dai talenti che ciascuno di noi ha ricevuto. Nessuno deve trascurare l'investimento delle qualità che Dio ci ha donato, perché altrimenti ascolterà il forte rimprovero del Maestro: toglietegli dunque il talento e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha[6].

4. Sono passati quasi dodici anni da quando il nostro Fondatore così descriveva i sintomi di questa crisi mondiale: "le tre concupiscenze (cfr. 1 Gv 2, 16) sono come tre forze gigantesche che hanno scatenato un'imponente vertigine di lussuria, di presunzione orgogliosa della creatura nelle sue forze, e di bramosia di ricchezze"[7]. Riassumeva in tal modo le forze che il demonio impiega incessantemente nella sua lotta contro le creature, per allontanarle dal loro destino eterno. E constatiamo, senza pessimismo o avvilimento, che proprio in Europa, negli Stati Uniti e in Canada queste forze hanno raggiunto uno sviluppo senza precedenti e un'aggressività mostruosa, al punto che "tutta una civiltà barcolla, impotente e senza risorse morali"[8].

Il lavoro è veramente urgente e santamente attraente, perché sono molte le generazioni che in questi anni stanno perdendosi per Dio e per la Chiesa, e perché purtroppo da questi luoghi si manda in tutto il mondo la zizzania di un nuovo paganesimo. Questo paganesimo contemporaneo si contraddistingue per la ricerca del benessere materiale ad ogni costo, e per il conseguente oblio —sarebbe meglio dire timore, autentico terrore— di tutto ciò che può far soffrire. In questa prospettiva, parole come Dio, peccato, croce, mortificazione, vita eterna..., risultano incomprensibili per una gran quantità di gente, che ne ignora il significato e il contenuto. Avete osservato la sorprendente realtà di molti che forse avevano cominciato a mettere Dio fra parentesi, in certi aspetti della loro vita personale, familiare e professionale; e che, dato che Dio esige, ama e chiede, finiscono per estrometterlo come un intruso dalle leggi civili e dalla vita dei popoli. Con una superbia ridicola e presuntuosa, vogliono innalzare al suo posto la misera creatura, priva ormai della sua dignità soprannaturale e della sua dignità umana, e ridotta —non esagero: lo si constata dappertutto— a ventre, sesso e denaro.

E' veramente triste ciò che vi dico, figlie e figli miei, ma è la verità. E c'è di più: ciò che proviene da questi Paesi —alcuni stanno al vertice dello sviluppo economico e del progresso tecnico— ha un'indubbia ripercussione nel resto del mondo. Se nei secoli passati uscì dall'Europa, per diffondersi in tutto l'orbe, la luce della fede e di una civiltà degna della persona, ora si esportano ideologie prive di ogni senso soprannaturale e lesive della dignità umana; è una realtà che dappertutto —cito parole del Papa— "provoca stragi come infermità importate"[9].

5. Non vi nascondo che il compito che ci attende è difficile, anche se —insisto— affascinante dal punto di vista soprannaturale e da quello umano. Consideriamo —è così— che è Dio stesso, per bocca del suo Vicario sulla terra, a spronarci a lavorare in questa semina, uniti a tanti altri cristiani che si dedicano alla stessa causa. Coraggio, dunque, e —ripeto— che nessuno rimanga indietro! Meditate quella scena, narrata dagli Atti degli Apostoli, che segna l'avvio della prima evangelizzazione dell'Europa. Paolo, Sila e Timoteo percorrevano l'Asia Minore, ma lo Spirito Santo impediva loro di trattenersi nelle città che trovavano sulla strada. Infine, a Troade, durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!". Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore[10].

Non vi attrae la sicurezza di essere protagonisti —perché lo vuole Dio— di una seconda evangelizzazione dell'Europa e di queste due Nazioni nordamericane, con la profondità e la capillarità con cui la condussero i nostri primi fratelli nella fede e quanti seguirono i loro passi? Bisogna rinnovare le imprese di Pietro e di Paolo, di Giacomo, di Patrizio e Agostino, di Servazio, Villibrordo e Bonifacio, di Cirillo e Metodio: di tutti gli evangelizzatori che nel corso dei secoli hanno percorso le strade del Vecchio Continente. A tutti loro chiediamo di intercedere per noi presso la Santissima Trinità. E, non potrebbe essere altrimenti, noi figli di Dio nell'Opus Dei ricorriamo all'intercessione del Servo di Dio Josemaría Escrivá de Balaguer, che tante volte rivolse il suo sguardo a quelle Nazioni del Nuovo Continente, e tanti chilometri percorse per le strade d'Europa, in viaggi pieni di gioiosa penitenza, seminando in ogni luogo il seme delle sue Avemarie, della sua predicazione, e delle sue canzoni cantate col pensiero rivolto a Dio.

6. Come i discepoli della prima ora, "tutto noi affidiamo all'orazione, impiegando poi i mezzi umani"[11]. Anzitutto, i mezzi soprannaturali, quelli che hanno sempre adoperato gli uomini e le donne di Dio. Sentite quanto commentava recentemente il Santo Padre, delineando le caratteristiche dei nuovi evangelizzatori di cui la Chiesa ha bisogno: "Occorrono araldi del Vangelo esperti in umanità, che conoscano a fondo il cuore dell'uomo d'oggi, ne partecipino gioie e speranze, angosce e tristezze, e nello stesso tempo siano dei contemplativi innamorati di Dio. Per questo occorrono nuovi santi. I grandi evangelizzatori dell'Europa sono stati i santi. Dobbiamo supplicare il Signore perché accresca lo spirito di santità della Chiesa e ci mandi nuovi santi per evangelizzare il mondo d'oggi"[12].

Accrescete quindi, figlie e figli miei, la vostra unione con il Signore, che è l'unica garanzia di successo nel lavoro apostolico. Egli ha vinto il mondo[13], e ci renderà partecipi del suo trionfo se veramente coltiviamo una vita di pietà robusta, alimentata dallo studio della dottrina cristiana; se la nostra orazione è operativa, se cioè ci porta al sacrificio generoso e si riverbera sull'esempio di un comportamento integro, in unità di vita; se non trascuriamo lo sforzo quotidiano per vivere la presenza di Dio. Non dimenticate che, "quanto più lontano dalla verità di Cristo si trova l'ambiente in cui vi muovete, tanto più in Dio dovete mettervi, con la nostra vibrazione interiore e con il fervore apostolico. Così —ci assicura nostro Padre— saremo luce, lampione splendente, acceso nei crocevia di questa terra"[14].

7. Porteremo a termine questa impresa se vivremo fedelissimamente il nostro spirito —contemplativo e apostolico— in ciascuna delle occupazioni quotidiane, che dobbiamo svolgere con tutta la perfezione umana di cui siamo capaci. Questa è e sarà la gran medicina di cui ha bisogno la società secolarizzata, nella quale sembra non esservi posto per Dio. Per volontà divina, lo spirito dell'Opus Dei possiede un'attrattiva speciale per gli uomini e le donne che, come quelli della nostra epoca, si sentono pienamente immersi nel mondo lavorativo, politico, sociale, ecc., che è il nostro mondo. L'unica cosa che si chiede loro è di aprire gli occhi alla luce di Dio, perché li hanno —come sarebbe capitato a te e a me senza l'aiuto della vocazione— coperti dal fango delle realtà mondane. Quanto è grande la loro gioia —tutti avete fatto questa esperienza, come l'ho fatta io— quando finalmente scoprono il Signore, proprio in mezzo alle stesse sollecitudini che prima impedivano loro di contemplarlo!

Certamente Dio rispetta la libertà umana, e vi saranno persone che non vorranno rivolgere il proprio sguardo alla luce del Signore. Ma molto più forte, ed abbondante, e generosa, è la grazia che Gesù Cristo vuole riversare sulla terra, servendosi —oggi, come ieri e come sempre— della collaborazione degli apostoli che Lui stesso ha scelto per portare la sua luce dappertutto.

8. Insieme ai mezzi soprannaturali, i mezzi umani. Studiate che cosa sia più conveniente realizzare in ciascuno dei vostri Paesi, le iniziative più urgenti, gli ambiti di speciale priorità in questa impresa evangelizzatrice. Esortate tutte le persone vicine all'Opera —Cooperatori, giovani che frequentano i Centri della Prelatura, parenti, amici...— a collaborare seriamente a quest'opera, che necessariamente dovrà articolarsi su vari fronti.

Avvaletevi degli aspetti positivi che si manifestano in certi ambienti —anticonformismo, sete di spiritualità, preoccupazione per i Paesi meno sviluppati, ecc.—, per informarli di spirito cristiano. La stessa aspirazione alla pace e all'unità, così diffusa in alcuni Paesi d'Europa, dev'essere valorizzata in questa impresa, facendo vedere che —come affermava il Papa in un suo discorso— "l'identità europea è incomprensibile senza il Cristianesimo, e che proprio in esso si ritrovano quelle radici comuni dalle quali è maturata la civiltà del Vecchio Continente, la sua cultura, il suo dinamismo, la sua intraprendenza, la sua capacità di espansione costruttiva anche negli altri continenti; in una parola, tutto ciò che costituisce la sua gloria"[15].

9. Attività del genere possono e devono essere organizzate nelle opere apostoliche dell'Opus Dei, nelle vostre personali e in qualunque istituzione pubblica o privata dove lavorate, perché serviranno a sensibilizzare la coscienza di molti e ad entrare in contatto con altre persone mosse dagli stessi ideali cristiani. Ma ricordate sempre, in ogni momento, che la cosa veramente importante è trattare le anime ad una ad una, per avvicinarle a Dio: il nostro apostolato personale di amicizia e confidenza. Questo significa efficacia, questo è ciò che Dio vuole per noi, ciò che il Signore ci chiede.

La ricetta è quella di sempre, figlie e figli miei: più vita interiore, più apostolato personale! E tuttavia, che nessuno la prenda come una cosa risaputa: è necessaria più vibrazione apostolica —molta di più!—, più dedizione alle anime, più occasioni di rapporto personale. Cercate, ognuna e ognuno, le luci dello Spirito Santo nell'orazione e nella direzione spirituale, domandandovi: come posso diventare più efficace, uno strumento migliore? Quali resistenze sto opponendo alla grazia? A quali ambienti, a quali persone potrei arrivare, se fossi meno pigro —più innamorato di Dio!— e avessi più spirito di sacrificio?

10. Figlie e figli miei: siate ottimisti con un ottimismo soprannaturale che affonda le sue radici nella fede, che si nutre della speranza e al quale l'amore mette le ali. Dobbiamo saturare di spirito cristiano tutti gli ambienti della società. Non fermatevi al semplice desiderio: ciascuna, ciascuno, lì dove lavora, deve dare contenuto divino al suo lavoro e deve impegnarsi —con la sua orazione, con la sua mortificazione, con il suo lavoro professionale terminato alla perfezione— a formare se stesso e le altre anime alla Verità di Cristo, perché Egli venga proclamato Signore di tutte le opere terrene.

Fede: evitate il disfattismo e le sterili lamentele sulla situazione religiosa dei vostri Paesi, e mettetevi a lavorare con lena, smuovendo —torno a ripeterlo, di proposito— molte altre persone. Speranza: "Dio non perde battaglie"[16], vi ricordo con parole di nostro Padre. Se gli ostacoli sono grandi, ancor più abbondante sarà la grazia divina: sarà Lui a rimuoverli, servendosi di ognuno di noi come una leva. Carità: lavorate con molta rettitudine d'intenzione, con amore per Dio e per le anime. Abbiate affetto e pazienza per il prossimo, cercate modi nuovi, iniziative nuove: l'amore aguzza l'ingegno. Sfruttate tutte le risorse —vi ho parlato frequentemente di questo argomento— per questa impresa di edificazione di una società più cristiana e più umana. Sento il bisogno di ricordarvi ciò che spesso prorompeva dall'anima di nostro Padre: per fare il bene, noi figli di Dio dobbiamo impegnarci per lo meno —magari fosse di più, molto di più!— quanto i seminatori dell'odio e della menzogna.

11. Figlie e figli miei: anche se il motivo che mi ha spinto a scrivere queste righe è essenzialmente la situazione religiosa dei Paesi dell'Occidente, che presentano con particolare acutezza i sintomi di decadenza della vita cristiana, non ignoro che questa stessa situazione si presenta pure —grazie a Dio, in minore misura— in tante altre Nazioni del mondo intero. Per questo, e perché nell'Opus Dei siamo sempre consummati in unum[17], fusi nella strettissima unità reciproca e di tutti col Prelato, ho disposto di inviare a tutti questa lettera, perché ho tenuto presenti tutti mentre la scrivevo. Non abbiamo mai fatto niente nell'Opera senza prima pregare molto: da ognuno di voi attendo gli abbondanti sacrifici e le preghiere indispensabili per realizzare questa impresa alla quale il Papa ci chiama con tanta urgenza. So che posso contare sul vostro aiuto.

Per voi che vivete in Nazioni che tanti beni spirituali —l'evangelizzazione, la fede cattolica, il seme dell'Opus Dei...— hanno ricevuto attraverso i Paesi europei e nordamericani, la collaborazione a questo grande compito apostolico costituirà un modo stupendo per mostrare la vostra gratitudine a chi, in tempi ancora recenti, vi ha trasmesso queste ricchezze spirituali.

12. Vorrei terminare questa lettera, figlie e figli miei, con altre parole del Santo Padre Giovanni Paolo II, che sono un richiamo alla speranza: "Se l'Europa tornerà ad agire, nella vita più propriamente religiosa, con il dovuto riconoscimento e rispetto di Dio, sul quale si fonda ogni diritto e ogni giustizia; se l'Europa aprirà di nuovo le porte a Cristo e non avrà paura di aprire alla sua salvatrice potestà i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi della cultura, della civiltà, dello sviluppo, il suo futuro non rimarrà dominato dall'incertezza e dal timore, ma si aprirà ad una nuova stagione di vita, sia interna che esteriore, benefica e determinante per il mondo intero"[18].

Affidate le vostre attività apostoliche —che devono sempre fondarsi su un lavoro professionale di gran prestigio— alla protezione di Santa Maria, Spes nostra, Mater Ecclesiae, Regina Mundi. A Lei chiediamo di abbreviare il tempo della prova e di ricavare, dalle difficoltà e dalle contrarietà, grandi beni: una Chiesa ringiovanita, salda nell'unità, rinnovata nell'anelito di santità e nello zelo apostolico di tutti i suoi membri, in modo che in Europa e dall'Europa si collochi Cristo "nella gloria di tutte le attività umane, per attrarre a Lui ogni cosa (Gv 12, 32)"[19].

Con tutto l'affetto, con la benedizione del nostro amatissimo Fondatore, vi benedice vostro Padre

Alvaro

Roma, 25 dicembre 1985,

Natale del Signore.

[1] Cfr. Sal 2, 8.

[2] Lc 5, 4.

[3] Giovanni Paolo II, Discorso al Colloquio Internazionale su "Le comuni radici cristiane delle nazioni europee", 6-XI-1981.

[4] Gen 47, 25.

[5] Gv 2, 7.

[6] Mt 25, 28-29.

[7] J. Escrivá de Balaguer, Lettera, 14-II-1974, n. 10.

[8] Ibidem.

[9] Giovanni Paolo II, Discorso al Congresso su "La crisi in Occidente e la missione spirituale d'Europa", 12-XI-1981.

[10] At 16, 9-10.

[11] J. Escrivá de Balaguer, Istruzione, 9-I-1935, n. 259.

[12] Giovanni Paolo II, Discorso al Simposio del Consiglio della Conferenza Episcolale d'Europa, 11-X-1985.

[13] Cfr. Gv 16, 33.

[14] J. Escrivá de Balaguer, Lettera, 14-II-1974, n. 9.

[15] Giovanni Paolo II, Discorso all'Atto Europeistico di Santiago de Compostela, 9-XI-1982.

[16] J. Escrivá de Balaguer, passim.

[17] Gv 17, 23.

[18] Giovanni Paolo II, Discorso all'Atto Europeistico di Santiago de Compostela, 9-XI-1982.

[19] J. Escrivá de Balaguer, Istruzione, 1-IV-1934, n. 1.

Romana, n. 2, Gennaio-Giugno 1986, p. 79-84.

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