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“Rendere amabile la verità”: un libro in memoria di Mons. Álvaro del Portillo

Giovedì 22 giugno, nell’Aula Magna dell’Ateneo Romano della Santa Croce, si è svolto un atto accademico in memoria di Mons. Álvaro del Portillo, primo successore del Beato Josemaría alla guida dell’Opus Dei e primo Gran Cancelliere dell’Ateneo.

Gli insegnanti hanno voluto così rendere «una testimonianza di profondo affetto filiale e di gratitudine» verso il loro primo Gran Cancelliere, come ha sottolineato nel saluto iniziale il Rettore dell’Ateneo, Mons. Lluís Clavell. Fu Mons. del Portillo a portare a compimento il desiderio del Fondatore dell’Opus Dei, il quale auspicava la realizzazione di un centro di studi e di ricerca «nella culla della cattolicità, al servizio di tutta la Chiesa». Con «affetto paterno, assiduo incitamento ed amabile fortezza», egli seguì le vicende dell’Ateneo nei suoi primi dieci anni di vita, non facendo mai mancare il prezioso aiuto dei suoi consigli e della sua preghiera.

È stato presentato nell’occasione una raccolta di scritti di Mons. Álvaro del Portillo, curata da un comitato di docenti presieduti dal Prof. Mons. Amadeo de Fuenmayor. Il libro era stato inizialmente concepito come un omaggio all’allora Prelato per le nozze d’oro sacerdotali, che egli avrebbe festeggiato il 25 giugno 1994. Dopo la sua scomparsa, il 23 marzo di quello stesso anno, l’omaggio si è trasformato in una doverosa commemorazione.

Alla sessione hanno partecipato diverse centinaia di persone. Con il Prelato e il Vicario Generale della Prelatura, Mons. Fernando Ocáriz, erano presenti i Cardinali Palazzini, Opilio Rossi, Gagnon e Stickler; Rettori e docenti di Atenei e Pontifici Collegi romani, fra i quali Padre Pittau, Rettore dell’Università Gregoriana; gli Ambasciatori d’Italia, di Spagna e di Israele presso la Santa Sede; Don Suffi, Direttore della Libreria Editrice Vaticana; sacerdoti, docenti, alunni dell’Ateneo Romano della Santa Croce e altre persone, convenute per offrire un tributo di riconoscenza all’indimenticabile Gran Cancelliere.

«Fu un uomo di Chiesa, che non solo amò la Chiesa, ma imparò a sentire con essa e in essa, cosciente del fatto che solo così si pensa con Cristo e in Cristo». Con queste parole, Mons. Javier Echevarría ha ricordato la luminosa eredità sacerdotale lasciata da Mons. Álvaro del Portillo. Questa «passione» ecclesiale, unita ad una profonda spiritualità, traspare costantemente dalla sua vasta produzione teologica, pastorale e canonistica, i cui testi più significativi sono ora raccolti in questo volume.

Di tale assidua dedizione all’insegnamento e alla formazione, il libro pubblicato dall’Ateneo insieme con la Libreria Editrice Vaticana costituisce una testimonianza eloquente. I testi, divisi in quattro sezioni, sono riportati nella lingua originale in cui furono scritti o pronunciati.

Il profilo di Mons. del Portillo come Pastore «forte e prudente», «umile», «adeguato alle necessità dei tempi», «fedelissimo alla Chiesa e al Papa» emerge dalla prima parte, che raccoglie 24 scritti pastorali. Si tratta di «una testimonianza espressiva —ha detto Mons. Rolf Thomas, docente della Facoltà di Teologia dell’Ateneo— delle profonde istanze spirituali e apostoliche che palpitavano nel suo animo di Pastore».

Riferendosi all’introduzione curata dal Prof. Antonio Aranda, Decano della Facoltà di Teologia, il Prof. Enrique Colom ha presentato la seconda parte della pubblicazione, dedicata agli scritti teologici. La dottrina del Concilio Vaticano II e l’insegnamento del Beato Escrivá costituiscono fonti precipue del pensiero di Mons. del Portillo. Tra le intuizioni fondamentali della sua produzione teologica si possono individuare una profonda visione della natura della Chiesa e della missione apostolica dei cristiani nella società; l’acuto senso dell’uguaglianza tra i fedeli in virtù del Battesimo e, insieme, la sottolineatura della diversità di ministeri all’interno della comunità ecclesiale; l’insistenza sull’intima relazione tra missione ecclesiale e vita spirituale dei fedeli.

Del «contatto vitale» che Mons. del Portillo ebbe con le discipline canonistiche ha parlato Mons. Carlos José Errázuriz, professore ordinario della Facoltà di Diritto Canonico, presentando la terza parte del volume, dedicata appunto agli scritti canonici. Costante è in lui la tensione ad «armonizzare le giuste esigenze dell’essere umano nella Chiesa e dei suoi rapporti con il mondo». Egli fu sempre attento a salvaguardare il giusto equilibrio fra tradizione e rinnovamento, consapevole che, come amava ripetere il Beato Escrivá, «aggiornamento vuol dire soprattutto fedeltà». I temi affrontati —sacerdozio e laicato, libertà e autorità, diritti naturali e Magistero ecclesiale— e l’ottica scelta rivelano «la straordinaria importanza e la perenne attualità» che ebbe sempre per Mons. del Portillo l’esperienza conciliare.

Ad illustrare l’ultima parte del volume, che raccoglie scritti vari, è stato infine il Prof. Angel Rodríguez Luño, Decano della Facoltà di Filosofia, il quale ha indicato come chiavi di lettura fondamentali il senso dell’«ecclesialità» come dimensione costitutiva del cristiano e la profonda armonia tra umano e divino nella personalità di ogni fedele.

Al termine, il Vescovo Prelato dell’Opus Dei e Gran Cancelliere dell’Ateneo ha tracciato un breve profilo umano e sacerdotale di Mons. del Portillo[1], tratteggiando le tappe fondamentali del suo itinerario vocazionale: dall’incontro con il Beato Josemaría Escrivá, nell’estate l935, agli anni difficili della guerra civile spagnola e all’ordinazione sacerdotale, nel giugno 1944; dal lungo servizio prestato presso diversi organismi della Santa Sede, alla successione al Beato Escrivá alla guida dell’Opus Dei nel 1975; dall’ordinazione episcopale nel 1991 sino agli ultimi passi di un’esistenza caratterizzata sempre dall’intima «unità tra pensiero e vita, tra riflessione intellettuale e lavoro sacerdotale, tra impegno spirituale e apostolato».

Mons. Echevarría ha sottolineato quali tratti che contraddistinguono in particolare la fervida attività culturale e scientifica di Mons. del Portillo: lo spirito dell’Opus Dei, vissuto fino in fondo sin dai primi momenti della sua vocazione all’Opera, sotto la guida diretta e immediata del Fondatore, e l’esperienza dell’universalità e della cattolicità della Chiesa, acquisita e sviluppata nei lunghi anni di servizio alla Santa Sede a Roma. Tra i punti fermi del suo pensiero, Mons. Echevarría ha ricordato il carattere dinamico della vocazione cristiana e la conseguente responsabilità dei laici nell’evangelizzazione e nella santificazione del mondo; il sacerdozio ministeriale come identificazione sacramentale con Cristo; l’ecclesiologia viva e vitale scaturita dal Concilio, del quale, ha ricordato, Mons. del Portillo «fu non solo uno dei protagonisti, ma anche fedelissimo esecutore e commentatore».

[1] Per il testo completo, vid. sezione “Dal Prelato”.

Romana, n. 20, Gennaio-Giugno 1995, p. 196-199.

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