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Discorso pronunciato da Mons. Javier Echevarria davanti all'assemblea del Consiglio Comunale Di Piura, Perù il 14-VIII-1996

Il 14 agosto 1996, il Prelato dell’Opus Dei, durante il viaggio pastorale in Perù, è stato nominato “Ospite illustre” della città di Piura. In tale occasione, Mons. Javier Echevarría ha pronunciato il seguente discorso davanti all’assemblea del Consiglio Comunale di Piura.

Non trovo le parole per ringraziarvi per tanta delicatezza che mi manifestate. Mi avete nominato Ospite illustre e so che sono «illustre» solo per il fatto di trovarmi a Piura e di sentirmi già uno di voi. Mi sento piurano e onoratissimo di esserlo. Mi sento felicissimo e vi sono molto grato.

In effetti, fu il Beato Josemaría Escrivà de Balaguer che promosse la creazione di questa università, pensando — come intelletuale e, soprattutto, come apostolo — nel bene che si poteva fare alla gente di questa terra. E, osservando le cose con ottica universale, presagiva il bene che si poteva fare da qui per il mondo intero.

L’università deve rappresentare qualcosa di molto importante nella città di Piura e in tutta la regione. È importante che lavori con senso di trascendenza anche nelle cose terrene, sapendo che qui devono essere formate persone di tutti i rami dello scibile, che servano Piura e tutto il mondo. Mi risulta che questo è l’impegno delle autorità accademiche e del comitato dell’università: non solo impartire alcune conoscenze scientifiche e trasmettere un’esperienza conoscitiva, ma insegnare a tutti quelli che passano per le sue aule la grande gioia di servire. Chiedo a queste prime generazioni generosità nello spendere se stessi e i propri talenti con gioia affinché quelli che vengano dopo possano trovare una strada lunga già percorsa e risulti più facile seguire il cammino iniziato.

Il consiglio municipale ha avuto la sua parte nei primi anni dell’università di Piura: ventisei anni sono pochi per un’istituzione universitaria. Per questo vi prego di fare come avete fatto fin ora, con lo sguardo sempre al futuro, di vedere l’università come una creatura anche di questa città: una creatura che si sente molto onorata dall’affetto, l’accoglienza e l’incoraggiamento che ha sempre ricevuto dal consiglio municipale e da tutta la cittadinanza.

Vi dico anche che piuttosto meriterebbero il titolo di ospite illustre tanto il Beato Josemaría quanto sua Eccellenza Monsignor Álvaro del Portillo per la loro attenzione e dedicazione a questa città. Si tratta effettivamente di due giganti nello scenario della Chiesa e del mondo del XX secolo. Entrambi manifestarono un affetto particolare a questa terra; un affetto che li spingeva a seguire tutte le vicende dell’università e di questa città e di tutta la gente, come qualcosa di proprio. Li ringrazio per questo affetto all’università. Al contempo, suggerisco a tutti voi di essere molto grati all’affetto che hanno dimostrato; come io del resto desidero continuare a fare. Il Beato Josemaría, questo gigante della storia, ebbe come un debole per Piura; e il suo successore, Monsignor Álvaro del Portillo, ricevette questa eredità con grande gioia. Desidero mantenermi fedele a questa tradizione e a lavorare a Piura e da Piura.

Se mi permettete, darei ai governatori un consiglio per aiutarli nella loro missione, senza interferire minimamente nel loro lavoro professionale. È qualcosa che ho sentito molte volte dalle labbra del Beato Josemaría: che le persone che lavorano nella vita pubblica, a qualsiasi livello si trovino, devono mettere sempre il segno «più» nelle relazioni con gli altri. Questo non significa che le opinioni debbano essere totalmente concordanti, perché il Signore ha disposto che esista libertà nelle questioni opinabili. Però la diversità di pareri non deve creare frizioni che ledano la fraternità e l’affetto che gli uni devono avere per gli altri.

Tutti voi fate in modo di servire il bene comune della città, forse in modi diversi. Dovete sempre tener presente che quando gli altri non concordano con le opinioni e i suggerimenti che voi avete espresso, questo non significa che lo fanno per dar fastidio ma per apportare più lumi. Nelle opinioni degli altri bisogna vedere la parte positiva: questo è mettere il segno «più», segno dell’unione, non della separazione. E così tutti i cittadini avranno la gioia di sapere che quelli che governano lo fanno con affetto, pensando al bene della gente che ha bisogno e a tutte le persone. Per arrivare con efficacia ai più bisognosi, bisogna preoccuparsi di tutti senza discriminazione alcuna.

Bisogna trattare tutti con molto affetto e favorire la promozione dei cittadini in tutti i campi. Per questo, ripeto, mettete sempre il segno «più» — che è la Croce: una Croce che unisce, che non divide — nelle loro incombenze nel consiglio municipale. Così, la gente apprenderà a lavorare con senso positivo; mai criticando, mai mormorando, mai mancando di fiducia negli altri. E i più bisognosi si sentiranno protetti da questo consiglio municipale che cerca di raggiungere il bene spirituale e materiale di tutto il popolo. Perché il vostro lavoro non può limitarsi alle cose materiali; deve occuparsi di tutta la persona che è corpo e spirito indissolubilmente uniti, in modo che, in questa terra dalle radici cristiane, si mantenga forte questa tradizione cristiana in tutte le persone. Questo è quello che conferisce la vera dignità all’uomo.

Altro compito che, in qualità di autorità della città, dovete avere a cuore, è la promozione della famiglia. Per questo è importante che le persone che costituiscono il consiglio municipale diano esempio con la loro vita familiare. Non basta il buon esempio che dà una famiglia ben costituita; è molto importante anche che i cittadini sappiano anche che in questa famiglia si respiri un’aria cristiana. In questo modo, cominciando dall’esempio, che è quello che più trascina, la gente di questa terra si vedrà spinta a curare la cellula fondamentale della società: la famiglia.

Curate con grande affetto i vostri focolari, insisto, e così rispetterete i focolari degli altri. E i cittadini di Piura, vedendo la felicità che si respira nelle famiglie dei signori governatori, o delle signore governatrici (o della signorine governatrici, quando diventeranno signore governatrici), si sentiranno colpiti da questo esempio e trascinati a promuoverlo.

Oltre a questo, dovete fare in modo, con le possibilità e i mezzi di cui disponete, che la gente (specialmente la più bisognosa) possa costituire un focolare e trovare un lavoro, di avere un periodo di riposo, di ottenere le varie assistenze sociali, di scegliere l’educazione adeguata per i figli... È un compito che i signori governatori devono far in modo di risolvere innanzitutto, in quanto cristiani, con la preghiera; e quindi utilizzando le risorse e le doti umane di cui dispongono perché la famiglia mantenga questo ruolo fondamentale deve avere nella società.

Molte grazie per il vostro affetto e la vostra cortesia. Ormai mi sento Ospite illustre, però le persone illustri, ripeto, siete voi che mi avete voluto accogliere in questa grande famiglia della città di Piura.

Romana, n. 23, Luglio-Dicembre 1996, p. 193-195.

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