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In occasione della Messa di inaugurazione dell'anno accademico della Pontificia Università della Santa Croce. Roma 5-X-1998

Durante la Messa di inaugurazione dell’anno accademico della Pontificia Università della Santa Croce, nella Basilica di Sant’Apollinare.

1. Ricevete lo Spirito Santo[1], disse il Signore agli Apostoli che erano raccolti in casa, quella sera della domenica di Risurrezione. E da allora il Signore ha continuato ad avvicinarsi ai cristiani per dire loro, come ripete a noi oggi: ricevete lo Spirito Santo.

Prima di pronunciare quelle parole Gesù alitò sugli Apostoli, e in questo suo soffio possiamo scoprire il «soffio nascosto dello Spirito Divino, che fa sì che lo spirito umano si apra, a sua volta, davanti all’aprirsi salvifico e santificante di Dio»[2].

Nell’iniziare con la Santa Messa dello Spirito Santo questo anno accademico, il primo dopo la concessione da parte di Sua Santità Giovanni Paolo II del titolo di Università al nostro Ateneo, vogliamo assecondare ancora una volta l’anelito espresso da Gesù, Nostro Signore, sempre desideroso che noi riceviamo lo Spirito divino, affinché questo nuovo periodo di attività accademica e di studio si apra alla Sua azione.

Infunde amorem cordibus![3], invochiamo rivolgendoci al Paraclito; infondi l’amore nei nostri cuori, la vita soprannaturale che ci eleva all’altezza della vita divina, in modo che sappiamo corrispondere alla Tua azione per poter servire meglio tutte le persone. E con l’amore, intensifica anche in noi la luce della fede, affinché possiamo conoscere meglio Dio e farlo conoscere agli altri. In questo modo si avvererà in noi la preghiera di Gesù nell’Ultima Cena, quando chiedeva al Padre: Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché anch’essi siano consacrati nella verità[4].

2. Nella seconda lettura è stato presentato il brano della prima lettera ai Corinzi, dove San Paolo, ispirato dallo Spirito Santo, usa l’immagine del corpo umano per parlare dell’unità della Chiesa. Come tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche in Cristo[5]. Si tratta dell’unità che chiederemo nella preghiera eucaristica con la supplica: «dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito»[6]. Un’unità costituita dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti e della comunione gerarchica[7], perché «credere in Cristo significa volere l’unità; volere l’unità significa volere la Chiesa»[8]. E volere la Chiesa, lo sappiamo bene, significa essere uniti al Romano Pontefice, che occupa — per volontà divina — un posto unico in quanto Capo visibile del Corpo mistico di Cristo. Preghiamo dunque ogni giorno per il Papa e rimaniamo sempre uniti ai suoi insegnamenti, che sono garanzia di fecondità. Intensifichiamo la nostra preghiera nei prossimi giorni, in preparazione al ventesimo anniversario dell’elezione di Papa Giovanni Paolo II.

Mi viene in mente l’intensità con cui il Beato Josemaría Escrivá amava l’unità della Chiesa, e come, seguendo con piena fedeltà tale esempio e profondendo molte energie, il suo successore, Mons. Álvaro del Portillo, promosse con dedizione instancabile la creazione e lo sviluppo di questa Università, affinché servisse come strumento di adesione alla dottrina di Cristo, al Magistero della Chiesa, alla Sede di Pietro. Ringraziamo dunque la Santissima Trinità per averci additato queste due figure di santi sacerdoti nel nostro anelito di servire l’unità della Chiesa, e ci affidiamo allo Spirito Santo perché faccia sì che l’intero lavoro universitario sia mezzo di unione con il Papa e l’intera Chiesa e divenga un percorso di identificazione con Cristo, per arrivare ad essere con Lui una cosa sola[9].

3. Con l’approfondimento nelle scienze sacre tramite le lezioni, attraverso le ore di studio, con la vostra ricerca scientifica, dovete, prima di tutto, rendervi più disponibili all’azione santificante del Paraclito, per sapere comunicare a tutti gli uomini le grandi opere di Dio[10].

Il Beato Josemaría Escrivá ricordava in un’omelia come in una certa occasione un suo amico, che purtroppo non aveva fede, gli disse indicando un mappamondo: «Guardi, dal nord al sud e da oriente a occidente». «Che cosa vuole che guardi?», rispose il Beato Josemaría. «Il fallimento di Cristo!» concluse quella persona: «Tanti secoli per cercare di introdurre la sua dottrina nella vita degli uomini... ed ecco il risultato». Il Beato Josemaría rammentava che al sentire quell’affermazione si rattristò, pensando al gran numero di persone che ancora non conoscono Cristo e a quanti, fra coloro che lo conoscono, vivono come se non lo conoscessero. Ma subito, pieno di amore e di riconoscenza verso il Signore, che lo aveva chiamato come libero cooperatore della sua opera di redenzione, capì che quell’affermazione non rispondeva a verità: «Cristo non ha fallito: la sua dottrina e la sua vita stanno fecondando il mondo incessantemente. La redenzione che Egli ha effettuato è sufficiente e sovrabbondante»[11].

Gesù continua oggigiorno a fecondare il mondo per mezzo del suo Spirito. Vuole però servirsi dei cristiani, che sono le membra del suo corpo mistico; vuole, cioè, servirsi di noi come strumenti. È Lui, Dio santificatore, che ci sprona ad aderire alla parola divina. È Lui che ci illumina, che ci insegna e ci chiede di saper ascoltare, di imparare, per poter poi «rivelare e comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini e a tutti i popoli della terra»[12].

Con l’azione dello Spirito Santo, lo studio della scienza sacra — e l’intera attività umana: penso particolarmente in questo momento anche al lavoro del personale non docente della nostra Università— diventa strumento di evangelizzazione, di corredenzione, di unità. È in questo modo che riusciremo ad avere quel fondamento incrollabile, quel modo di pensare, di agire, di vivere che caratterizza lo slancio apostolico dell’unità, dono dello Spirito Santo.

La Madonna è vita, dolcezza e speranza nostra. Lo ricorderemo a nostra Madre quando, alla fine della Santa Messa, canteremo la Salve Regina. Ella intercede per ognuno di noi affinché le nostre aspirazioni diventino risposte efficaci alle mozioni dello Spirito Santo, secondo quella pienezza di vita che Cristo è venuto a portare[13].

[1] Gv 20, 22.

[2] GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Dominum et vivificantem, 18-V-1986, n. 58.

[3] Inno Veni, Creator.

[4] Gv 17, 17-18.

[5] 1 Cor 12, 12.

[6] Messale Romano, Preghiera Eucaristica III.

[7] Cfr. CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. Lumen gentium, 21-XI-1964, n. 14.

[8] GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Ut unum sint, 25-V-1995, n. 9.

[9] Cfr. Gv 17, 21.

[10] Cfr. At 2, 11.

[11] BEATO JOSEMARÍA ESCRIVÁ, È Gesù che passa, n. 129.

[12] CONCILIO VATICANO II, decr. Ad gentes, 7-XII-1965, n. 10.

[13] Cfr. Gv 10, 10.

Romana, n. 27, Luglio-Dicembre 1998, p. 263-265.

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