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Roma 5-XII-2004 Durante la Novena dell’Immacolata Concezione di Maria, Basilica di Sant’Eugenio, Roma

Carissimi fratelli e sorelle.

1. Ci stiamo preparando per la grande solennità dell'Immacolata Concezione della Madonna. Siamo, inoltre, nel cuore dell'Avvento, tempo liturgico che ci conduce verso il Natale. Le due festività sono un motivo di esultanza per il popolo cristiano. Il profeta Isaia rivolge, perciò, nella liturgia di oggi queste parole: Popolo di Sion, il Signore verrà a salvare i popoli e farà sentire la sua voce potente per la gioia del vostro cuore[1].

È un annuncio intimamente legato alla venuta di Dio sulla terra, che si è compiuta con l'incarnazione e la nascita di Cristo. Gesù, infatti, è il Salvatore, il Dio con noi, che ha preso la nostra umanità per farci partecipi della sua divinità. Questo mirabile scambio si è realizzato grazie al sì, al fiat della Madonna, quando gli è stato recato il lieto annuncio. La sua risposta si è prolungata poi per tutta la vita e ha spalancato ad ognuno di noi le porte della misericordia divina. Proprio in vista della sua elezione a Madre di Dio, Maria è stata preservata da ogni colpa — sia dal peccato originale che dai peccati personali — e ripiena di ogni grazia e virtù, per decreto di Dio onnipotente. È l'Immacolata.

Il Signore è venuto a salvare tutti i popoli e ha riempito di gioia i nostri cuori. Ispirato da Dio, il profeta disegna uno scenario paradisiaco: il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà...[2]. Sono immagini in cui, volutamente, si mettono insieme realtà opposte come appunto il lupo e il agnello, il vitello e il leone, in piena armonia, per sottolineare gli effetti — anche sul mondo creato — della venuta in terra del Figlio di Dio.

Purtroppo, se volgiamo lo sguardo al mondo circostante, la situazione attuale sembra smentire tante volte quelle promesse. Da ogni parte si levano grida di violenza, si assiste alla sopraffazione di intere nazioni ad opera della fame, della malattia, delle guerre... Come mai succede questo, dopo che Cristo è venuto duemila anni fa per sanare i nostri mali? Che cosa non va in questo nostro mondo? La risposta è chiara: tutto questo disordine, effetto del peccato, proviene dal cattivo o non corretto uso della libertà da parte degli uomini e delle donne.

Il regno di Cristo non si instaurerà in modo manifesto e definitivo fino alla venuta gloriosa del Redentore alla fine dei tempi. Fino ad allora, è responsabilità dei cristiani renderlo presente nell'epoca storica concreta che ci è stato concesso di vivere. Regnum Dei intra vos est[3], ha detto Gesù. Il regno di Dio è dentro di noi per mezzo della grazia; è un regno di giustizia, di amore e di pace, che tocca a noi tutti diffondere per il mondo intero. Il Signore ci vuole disposti a donarci, fedeli, sensibili, innamorati. Ci vuole santi, totalmente suoi[4].

2. Tanti anni fa, il Fondatore dell'Opus Dei scriveva: queste crisi mondiali sono crisi di santi. —Dio vuole un pugno di uomini "suoi" in ogni attività umana. —Poi... pax Christi in regno Christi —la pace di Cristo nel regno di Cristo[5]. Una crisi di santi: ecco la vera disgrazia della nostra epoca e di tanti momenti della storia. Intendetemi bene: non è che oggi manchino i santi, ma la santità non fa rumore. È più appariscente il peccato, che è privo di efficacia e portatore di altri mali. Per tanta gente, che guarda il mondo con gli occhi dei mass media, sono più visibili quelli che vivono voltando le spalle a Dio e si riversano sulle cose materiali, che non i santi. Bisogna aiutarli a svegliarsi dal torpore in cui sono immersi, poiché il Signore ha fatto affidamento su di noi per portare anime alla santità, per avvicinarle a Sé, unirle alla Chiesa ed estendere il regno di Dio in tutti i cuori[6]. Ma dobbiamo cominciare da noi stessi; tante volte anche noi ci addormentiamo e dimentichiamo — almeno nella pratica — che la nostra meta definitiva è la vita eterna con Dio.

Non pensiamo però che, per essere santi, bisogna fare cose straordinarie o comportarsi in modo strano. Essere santi — o meglio ancora, cercare di diventarlo, perché santi si è solo quando si arriva in Paradiso — significa lottare con gioia e con ottimismo tutti i giorni per indirizzare e orientare la nostra esistenza verso il Signore anche nei minimi particolari. Il messaggio dell'Avvento si racchiude tutto qui, come ci ricorda la liturgia odierna con parole di San Giovanni Battista: convertitevi, perché il regno di Dio è vicino! (...). Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri[7].

Alcuni, nel sentir parlare di conversione, possono pensare che ci si rivolge a coloro che non sono ancora cattolici. Ma non è così: tutti abbiamo bisogno di conversione, come ci avverte lo Spirito Santo nel libro dell'Apocalisse: il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora[8]. Ci convertiamo a Dio ogni volta che rigettiamo una tentazione o facciamo un'opera di bene, ogni volta che perdoniamo le offese o chiediamo perdono a Dio dei nostri peccati e mancanze, ogni volta che ricominciamo a comportarci da veri cristiani.

Rileggiamo ancora una volta alcune parole del Santo Padre: «Questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni "geni" della santità. Le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno (...). È ora di riproporre a tutti con convinzione questa "misura alta" della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione»[9].

3. In questa cornice, la figura della Madre celeste risplende come fulgido esempio per noi tutti. Lei proprio perché piena di grazia è la persona più felice del mondo ed ha seminato attraverso di sé questa gioia profonda. Nessuno che si avvicini a Maria rimane deluso: impara ad amare, a servire, a comunicare allegria agli altri. Ma non pensiamo che le cose siano state facili per la Madonna. Proprio per l'eccelsa missione alla quale fu chiamata, Dio si attendeva da Lei una risposta fedelissima e costante, alla stregua di quella insegnata da suo Figlio, come succede nelle grandi avventure umane, dove non si può abbassare il livello di guardia. Certamente Maria è stata concepita senza peccato originale e ha vissuto senza la minima ombra di peccato, nemmeno veniale. Questi privilegi hanno spinto la Madre di Gesù nell'impegno e nello sforzo per progredire giorno dopo giorno nella via della santità. Il Concilio Vaticano II afferma che Maria, nel corso della sua vita terrena, «ha avanzato nel cammino della fede»[10] grazie alla sua ininterrotta unione di pensieri, affetti e intenzioni con Cristo. La sua risposta, generosissima, andava man mano crescendo al ritmo delle grazie che successivamente riceveva da Dio. È stata eroicamente fedele nelle cose grandi e nelle cose piccole.

Rivolgiamoci a Lei con particolare fiducia in questi giorni e supplichiamo che anche noi non pensiamo ad altro che a compiere in tutto e per tutto la Volontà di Nostro Signore.

Madre nostra, le diciamo: sei tota pulchra, tutta bella, con una bellezza singolare che nessuno potrebbe mai sognare. Tu sei la sola creatura sulla quale Dio ha posato uno sguardo pieno di compiacenza. Sei stata ricolma di perfezioni e hai corrisposto a Dio con tutto il tuo cuore. Fa' che anche noi sappiamo rispondere alle richieste divine. Fa' che ci impegniamo sul serio ad essere santi, fa' che assieme a te svolgiamo senza sosta un apostolato convinto, senza rispetti umani, volendo più bene a tutte le persone, ed approfittando di queste realtà per parlare della gran amicizia con Gesù, l'Amico che non tradisce o abbandona mai.

Ci riempie di gioia pensare ai tuoi passi sulla terra. Esteriormente coincidono in tutto con i nostri, perché anche noi dobbiamo occuparci di tante cose normali: il lavoro, la famiglia, i rapporti sociali e professionali; dobbiamo — come te — provvedere alle faccende domestiche, interessarci dei bisogni spirituali e materiali degli altri, particolarmente dei più prossimi; dobbiamo, soprattutto, curare il rapporto personale con Dio, che dev'essere sempre la nostra prima occupazione: la preghiera personale, la partecipazione ai sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia.

Il tempo di Avvento è tempo di speranza. Tutto il panorama della vocazione cristiana, quell'unità di vita che ha come nerbo la presenza di Dio, nostro Padre, può e deve divenire una realtà quotidiana[11]. Insegnaci Tu, o Madre, a compiere con gioia tutti i nostri doveri; fa' che la nostra esistenza quotidiana diventi, in unità di vita, un canto di lode al tuo Figlio, al Padre e allo Spirito Santo. A te affidiamo la supplica che la Chiesa pone oggi sulle nostre labbra: «Dio grande e misericordioso, fa' che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio, ma la sapienza che viene dal Cielo ci guidi alla comunione con il Cristo, nostro Salvatore»[12]. Ti chiediamo di aiutarci ad essere cristiani coerenti con la nostra vocazione senza paura quando il Signore ci chiama. Ti chiediamo, inoltre, molte vocazioni al sacerdozio, magari per mezzo della nostra stessa parola e, comunque, per mezzo dell'orazione e della mortificazione, e con l'esempio della nostra vita piena di gioia, perché sappiamo di essere figli tuoi e figli di Dio.

[1] Domenica II d'Avvento, Canto d'ingresso ( Is 30, 19.30).

[2] Prima lettura ( Is 11, 6).

[3] Lc 17, 21.

[4] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 11.

[5] San Josemaría, Cammino, n. 301.

[6] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 11.

[7] Vangelo (Mt 3, 2-3).

[8] Ap 22, 11.

[9] Giovanni Paolo II, Litt. apost. Novo Millennio ineunte, 6-I-2001, n. 31.

[10] Concilio Vaticano II, Cost, dogm. Lumen gentium, n. 58.

[11] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 11.

[12] Domenica II d'Avvento, Colletta.

Romana, n. 39, Luglio-Dicembre 2004, p. 195-198.

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