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Torreciudad 4-IX-2004 Nella Giornata Mariana delle Famiglie, Santuario di Torreciudad, Spagna

Carissime famiglie,

Anche quest’anno devo ringraziare il Signore per il dono di poter celebrare la XV Giornata Mariana della Famiglia con tutti voi, che siete venuti nel Santuario della Ma-donna di Torreciudad da tanti punti della Spagna e da alcuni Paesi vicini.

Siamo qui — nella casa della Madonna e pervasi dall’appassionato ricordo di San Josemaría Escrivá — come testimoni del Vangelo della famiglia e della vita.

Siamo qui con la grazia dello Spirito Santo per glorificare Dio Padre per mezzo di Cri-sto, che rinnova nella Santa Messa il suo Sacrificio redentore. Egli è il Signore del cielo e della terra e interviene incessantemente nella storia dell’umanità per mezzo della Chie-sa, di cui noi facciamo parte. Nel salmo responsoriale abbiamo lodato il Signore, con parole di Maria, per le “grandi cose” da Lui fatte a favore degli uomini (cfr. Lc 1, 50-53). La più grande di tutte è certamente l’Incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cri-sto, che si fa realmente presente nell’Eucaristia: sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, che si dà a noi come pane di vita e bevanda di salvezza affinché formiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito; vale a dire, perché in mezzo al mondo arriviamo a essere santi e fermento efficace di santità.

Oggi ci troviamo a Torreciudad per ravvivare in noi queste certezze di fede e per proclamare che il matrimonio è anche sacramentum magnum (Ef 5, 32): segno efficace della presenza del Signore nel mondo e manifestazione dell’amore indefettibile con cui Cristo ama la sua Chiesa e la rende feconda. Siamo venuti a riaf-fermare, con il Papa Giovanni Paolo II, che «nella visione cristiana del matrimonio, la re-lazione fra un uomo e una donna — relazione reciproca e totale, unica e indivisibile — risponde al disegno originario di Dio»; un disegno spesso «offuscato nella storia dalla “durezza di cuore”, ma che Cristo è venuto a restaurare nel suo splendore originario, svelando ciò che Dio ha voluto “fin dal principio”»[1] per il bene della creatura.

Sì, sorelle e fratelli, figlie e figli miei: celebriamo questa XV Giornata Mariana della Famiglia come espressione inequivocabile del nostro impegno di «riproporre con fe-deltà la verità del matrimonio e della famiglia»[2], così come l’abbiamo ricevuta da Dio. Attraverso il suo Vicario sulla terra, il Signore ci convoca per vivificare la società con gli insegnamenti perenni della Chiesa perché «non pochi fattori culturali, sociali e politici concorrono a provocare una crisi sempre più evidente della famiglia» e a volte arrivano a distorcere «l’idea stessa di famiglia»[3].

Non dobbiamo lamentarci. Però — come hanno esplicitamente puntualizzato Gio-vanni Paolo II[4] e i Vescovi della Spagna[5] —, sono assai evidenti, nelle co-scienze di tanti nostri concittadini, i segni dell’appannamento della dignità dell’uomo e della santità del matrimonio.

Davanti a una situazione del genere, che può coinvolgere milioni di persone della Spagna e del mondo, il motto scelto per la Giornata di quest’anno è particolarmente significativo: La famiglia cristiana, speranza del mondo.

Care famiglie, abbiate la gioiosa certezza che veramente voi siete la speranza della Chiesa e del mondo. Il Signore spera nella nostra fedeltà — unita a quella di tanti altri — per illuminare questo mondo, il Signore conta su di voi — diceva San Josemaría — per annegare il male nell’abbondanza del bene e per divulgare di nuovo nel mondo il messaggio salvifico del suo Vangelo.

Noi cristiani non ci sentiamo migliori degli altri, né più virtuosi. Però, oggi come sempre, siamo chiamati dalla grazia di Dio a essere sale e luce del mondo (cfr. Mt 5, 13-14), fermento della società (cfr. Mt 13, 33), e dunque a rivita-lizzare con l’amore e la verità di Cristo gli ambienti culturali e sociali. Il Signore ci solle-cita giorno dopo giorno a essere di esempio a molti che vacillano, a mostrare loro la bellezza e l’attrattiva della nostra fede, il significato divino dell’amore umano e, di con-seguenza, del matrimonio fedele e indissolubile, la grandezza della vocazione matri-moniale come cammino di santità, la gioia della maternità e della paternità come par-tecipazione alla paternità e alla maternità di Dio, mediante le quali Egli arricchisce e fa crescere la famiglia umana. Quando poi Dio non invia figli a una coppia che li desidera vivamente, siamo allora davanti a un altro modo di benedire, affinché siano particolar-mente disponibili a una paternità e maternità spirituale più ampia.

Non è questo — dicevo — il momento per le lamentele, ma per l’affermazione gioio-sa della fede, per un impegno apostolico costante e traboccante di ottimismo. Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te (Zc 2, 14), abbiamo ascoltato nella prima lettura. Questa profezia di Zaccaria, che annuncia la salvezza del genere umano, si è compiuta in un recondito focolare di Nazaret, illuminato da Cristo e dalla vita santamente ordinaria di Maria e di Giuseppe. Egli ha trasformato il suo focolare sulla terra in un modello per tutte le famiglie di tutti i tempi. Modello di un amore fedele, casto e fecondo, con una fecondità spirituale che si estende a tutte le generazioni. Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io ven-go ad abitare in mezzo a te, ripete oggi il Signore, ricordandoci che vuole “abitare” anche in noi e in tutti i focolari per estendere la sua misericordia ai fedeli di gene-razione in generazione (Lc 1, 50).

Perciò vi invito, con Giovanni Paolo II, a non chiudere a Cristo le porte della vostra vi-ta e del vostro focolare. Spalancatele! Lasciate che entri nelle vostre anime e nelle vo-stre case la Luce che disperde ogni tipo di tenebre[6]. Assecondate la fiamma della fede e dell’amore[7]che ci autorizza a dare la giusta te-stimonianza della verità sul matrimonio e la famiglia: sulla sua unità e indissolubilità; sull’amore autentico degli sposi, sempre aperto alla vita — non abbiate paura dell’arrivo di altri figli -; sulla reciproca fedeltà nelle tristezze e nelle gioie; sulla genero-sità e la delicatezza nei rapporti; sulla dimenticanza di sé, sulla dedizione ai figli e al ser-vizio alla società... Accogliete in voi la Luce divina, affinché questo insieme di realtà, quasi sempre ordinarie e apparentemente senza splendore, che configurano la vita co-niugale e familiare, brillino nel vostro focolare con tutto il loro rilievo umano e sopran-naturale e lo trasformino in una autentica chiesa domestica: in un alveo di santità e di apostolato.

San Josemaría vi aiuterà ad approfondire e a far diventare vita questi insegnamenti perenni sulla famiglia. La sua predicazione è piena di esempi che trasudano senso cri-stiano e senso comune, validi per tutte le epoche. Non posso fare a meno di trascriver-vi qualcuna delle sue spontanee considerazioni: A quelli di voi che siete sposati faccio i miei complimenti, ma vi dico di non inaridire l’amore, di cercare di esse-re sempre giovani, di essere interamente l’uno per l’altro, di giungere ad amarvi tanto da amare anche i difetti del coniuge, purché non siano di offesa di Dio[8].

In un’altra occasione consigliava a un padre di famiglia: Ama molto tua mo-glie, con tutta l’anima: cerca di educare bene i tuoi figli; cerca di lavorare per lo-ro, per far cosa grata a Dio e utile alla Patria. Se fai così, meriterai di essere chiamato uomo leale e uomo cristiano. Non c’è alcuna contraddizione tra questi due doveri, perché si fondono in un unico dovere, come si uniscono i vari capi di una corda che, intrecciati, formano una grossa fune[9].

A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? (Lc 1, 43). Sì, cari fratelli e sorelle e figli miei, anche noi, come Santa Elisabetta, dobbiamo mera-vigliarci che Nostra Madre ci porti suo Figlio. Il fatto è che, malgrado le nostre debolez-ze, i nostri errori e i nostri peccati, Egli è venuto al mondo per salvarci, per riscat-tare coloro che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli, così che non sei più schiavo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per volontà di Dio (Gal 4, 5/7).

La nostra eredità è Cristo stesso e il Regno di santità e di grazia che Egli instaurò con la sua venuta nel mondo. Se ci accostiamo alle fonti della grazia, specialmente ai sacra-menti dell’Eucaristia e della Penitenza, oltre che all’orazione, e ci sforziamo di acquisire la formazione necessaria per dare ragione della speranza che è in voi (cfr. 1 Pt 3, 15), ognuno dei vostri focolari diventerà un centro d’irradiazione di ca-rità, di verità e di pace in mezzo al mondo, culla di figli di Dio, vivaio di vocazioni a se-guire Cristo e a servire la Chiesa nel celibato apostolico, germoglio di nuove famiglie cristiane capaci di trasmettere la vita e la fede alle nuove generazioni.

Se rimarrete sempre vicini al Signore, Egli vi concederà una coraggiosa carica apostolica[10], piena di comprensione e di efficacia, perché possiate in-traprendere l’immenso lavoro della nuova evangelizzazione delle famiglie che la Chiesa deve compiere. A uno a uno, famiglia per famiglia, arriverete a migliaia di persone e famiglie, e mostrerete a tutti la grandezza umana e soprannaturale della vocazione al matrimonio.

Preghiamo e facciamo pregare per questi aspetti essenziali dell’amore umano: il ma-trimonio e la famiglia. Nello stesso tempo, ognuno deve anche riflettere su come può influire positivamente sull’ambiente in cui si muove mediante un apostolato capillare di amicizia e confidenza — è un altro modo di pregare! -; inoltre, dobbiamo diffondere idee positive, chiare nella dottrina e sempre serene, rispettose delle persone che la pensano in modo diverso perché la fermezza non è nemica della carità.

Dal desiderio di difendere il matrimonio e la famiglia nasce anche l’amore verso il proprio Paese, che amiamo come buoni cittadini. Questo diritto-dovere non si limita all’ambito strettamente religioso o spirituale, perché, come sapete, la famiglia, comunità di vita e di amore[11], è la cellula basilare ed essenziale della società. Proteggendola, farete un grande bene al vostro popolo e contribuirete a far sì che i governanti e i dirigenti sociali tengano conto — non debbono ignorarli — i desi-deri legittimi dei loro cittadini, che hanno l’obbligo di servire onestamente, alla ricerca sincera del bene comune che legittima l’autorità.

Terminiamo invocando di nuovo la Vergine Santa di Torreciudad. Sub tuum præsidium confugimus... “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche che ti rivolgiamo nelle nostre necessità”. Tienici per mano, Vergine benedetta; intercedi davanti a Dio per le nostre famiglie e per tutte le famiglie della terra. Facci diventare apostoli fedeli di tuo Figlio per portare avanti, mol-to uniti al Papa e a tutti i Pastori della Chiesa, l’evangelizzazione della società. E mostra-ci, infine, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. Così sia.

[1] Giovanni Paolo II, Lettera ap. Novo Millennio ineunte, 6-I-2001, n. 47.

[2] Giovanni Paolo II, Esortazione ap. Ecclesia in Europa, 29-VI-2003, n. 90.

[3] Ibidem.

[4] Cfr. ibidem.

[5] Cfr. Istruzione past. La familia, santuario de la vida, n. 94.

[6] Cfr. Veglia Pasquale, Preconio pasquale.

[7] Cfr. San Josemaría, Cammino, n. 1.

[8] San Josemaría, Appunti presi durante una riunione di famiglia, 18-XI-1972, in Focolari luminosi e lieti, pagg. 16-17.

[9] San Josemaría, Appunti presi durante una riunione di famiglia, 28-X-1972, in Focolari luminosi e lieti, pagg. 17-18.

[10] San Josemaría, Lettera 14-II-1974, n. 9.

[11] Concilio Vaticano II, Costituzione past. Gaudium et spes, n. 48.

Romana, n. 39, Luglio-Dicembre 2004, p. 180-183.

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