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Omelia pronunciata dal Prelato dell'Opus Dei durante la solenne Messa per il dodicesimo anniversario del transito di Mons. Josemaría Escrivá. La commemorazione ha avuto luogo nella Basilica di Sant'Eugenio, a Roma, ed è stata anticipata al 25 giugno a

Al nostro devoto omaggio verso un sacerdote esemplare ed amatissimo viene a dare rilievo quest'anno una circostanza eccezionale che Monsignor Escrivá, il Padre, come tutti l'abbiamo sempre chiamato, avrebbe considerato con gioia, qui in terra, un segno tangibile del Provvidente amore di Dio: la proclamazione da parte del Santo Padre dell'Anno Mariano in vista dell'inizio del terzo millennio della Redenzione. Noi siamo un popolo di riconciliati, di redenti, grazie al supremo atto di donazione del Figlio Unigenito che ha versato tutto il Suo Sangue per il riscatto del genere umano. Ma in Maria questa redenzione si è manifestata in modo più glorioso, come ha voluto sottolineare il Papa nella sua enciclica Redemptoris Mater[1]: ed a Maria dobbiamo ricorrere con fiducia per ottenere la misericordia del Signore. Il nostro Fondatore ci spingeva costantemente a questo ed ho ben presente il momento preciso in cui ci trasmise una giaculatoria alla Madonna, poi ripetuta da lui tante volte: adeamus cum fiducia ad thronum gloriae,accostiamoci con fiducia a Maria che è trono della gloria; per ottenere misericordia, ut misericordiam consequamur. Perché Maria ci attira tutti ed esercita un fascino irresistibile anche su popoli ancora estranei alla fede cristiana? Perché la Sua pienezza di grazia l'ha posta così al di sopra di tutte le creature visibili e invisibili da costituire un trono glorioso, oggetto di stupore per il cosmo e punto di riferimento per le aspirazioni più alte di ogni spirito creato o creabile. La nota conclusione della lettera di San Paolo ai Filippesi mi serve da traccia per applicarla alla Vergine Madre: tutto quello che è vero, nobile, giusto, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode[2], tutto questo sia detto di Lei —di Maria numquam satis—perché Dio l'ha esaltata a tale livello di gloria che gli Angeli ne stupiscono ed ogni realtà conosciuta rimane inadeguata ad esprimere la Sua grandezza. Per manifestare a Dio la nostra riconoscenza, il giubilo incontenibile, che ci pervade l'anima appena riflettiamo sul dono ricevuto quando ha dato a noi Sua Madre come Madre nostra, appare insufficiente qualsiasi lode, qualsiasi attestato di sottomissione o sudditanza e si può ripetere ciò che dice l'inno eucaristico: quia maior omni laude, nec laudare sufficis, ossia, "è maggiore di ogni elogio e rimani sempre al disotto del compito". Ma ci piace ugualmente circondare di espressioni ammirate e accese Colei che ha tenuto nelle Sue viscere il Signore dei cieli e della terra. In questo dodicesimo anniversario del transito dalla terra di Monsignor Josemaría Escrivá, ho pensato che gli avrei fatto cosa gradita parlando di nostra Madre, ben sapendo che non tralasciava alcuna occasione per far traboccare dall'abbondanza del suo cuore il nome di Lei, la Sua provvidente e materna tenerezza, i segni di una protezione inequivocabile in ogni circostanza e vicenda. Non trovo perciò miglior modo che rievocare tre momenti della vita di Maria Santissima per trattenermi con voi, e così mi sembrerà di essere divenuto per questi istanti di meditazione l'altoparlante del nostro veneratissimo Padre, dal quale ho imparato a conoscere e trattare Lei con amore di figlio. Ho già scritto ai fedeli della Prelatura Opus Dei questi pensieri, ma ripeterli a voce sarà come riempirmi la bocca della dolcezza del miele e riscaldare il cuore con gli affetti più puri. Contempliamo anzitutto, nella divina ambasciata di Gabriele, quella sublime risposta di Maria piena di fede e di umiltà: un sì incondizionato che non vuol porre barriere alla onnipotenza di Dio. Così abbiamo seguito —alcuni dalle biografie, altri da vicino— la vita di fede del Servo di Dio, che, prima di fondare l'Opus Dei, per tanti anni pregò il Signore affinché si realizzasse la Sua volontà, senza ancora conoscerla; e poi, una volta conosciuto il disegno divino, si adoperò con cura per eseguirlo, mettendo insieme i dadi colorati —l'immagine è sua!— come fa il bambino per comporre le figure nel gioco, "serio al pari di un lavoro"[3]. La seconda lezione che ci viene da Maria è dalla Sua fedeltà a Cristo accanto alla Croce. Nessun motivo umano di conforto, anzi l'apparente fallimento totale del Figlio! La "Donna", che è veramente Signora in questa prova suprema del Golgota, riceve da Gesù la consegna dell'umanità; e Giovanni, che ci rappresenta tutti, La accoglie come Madre. Perché poteva il Redentore compiere un gesto così fiducioso e solenne al tempo stesso? Perché sapeva di avere in Lei una Torre di fortezza, un capolavoro di perfezione e che, lasciandola a noi, ci avrebbe affidati a mani sicure. Vorrei ancora una volta raccomandare a tutti l'esempio di fede mariana del Fondatore dell'Opus Dei. Non si staccava mai da questo patrocinio di Maria. Non voleva essere inferiore a nessuno nella devozione alla Madonna! Sembra impossibile che abbia visitato tanti santuari, composto tante giaculatorie, commissionato e contemplato tante immagini della Vergine Madre. Da quella effigie che raccolse e incorniciò negli anni giovanili, a quell'altra che copriva di baci prima di uscire di casa, a quel quadro della Madonna di Guadalupe che guardò nel momento di spirare, è innumerevole la serie di ritratti che vide, amò, contemplò come figlio amatissimo e amantissimo. In terzo luogo vi invito a convenire cogli Apostoli nel Cenacolo, perseverando come loro in orazione con Maria, Madre di Gesù. Una scena che si ripete ogni volta che ci riuniamo, come adesso, per la celebrazione del Santo Sacrificio, perché dov'è Cristo ivi è Maria, che Gli ha dato il Sangue e la vita fisica. La Santa Messa, fratelli e sorelle! Che grande mistero di fede, che dono sublime dell'Amore di Dio, dell'Amore Incarnato e offerto a noi sotto le specie del pane e del vino! Se potessimo vedere l'adorante presenza degli Angeli, degli Arcangeli, dei Serafini, dei Cherubini attorno all'altare in cui si rinnova il prodigio, faremmo più attento il nostro religioso silenzio, più palpitante la nostra adesione di fede, più ricca di fervidi atti d'amore la nostra preghiera. Vi esorto a formulare brevi accenti, infocate giaculatorie, indirizzandoli a Gesù, allo Spirito Santo, al Padre, alla Trinità Beatissima, a Maria. Non siate da meno degli innamorati della terra, che non si stancano di ripetersi parole d'amore pur sapendo di essere creature che non hanno il potere di eternare i loro slanci affettuosi. In questa svolta epocale, che ha tutti i caratteri di un nuovo orientamento dell'umanità, ci sono i germi di una gigantesca opera di dissoluzione delle migliori risorse spirituali e morali, ma si notano anche gli sforzi positivi di uomini e donne di buona volontà, che hanno deciso di non sottomettersi al paganesimo risorgente e che si ribellano ad esso con coraggio, con risolutezza, mettendo a rischio non solo la vita ma ogni interesse terreno. E in questa battaglia tra il bene e il male, ecco una volta ancora Dio che presenta un segno grande in cielo: la Donna coronata di dodici stelle, vestita di sole e la luna sotto i suoi piedi[4]. Voi sapete che non alludo a mali immaginari, a pericoli di deviazioni. Invochiamo la Madonna perché ci aiuti a combattere questo buon combattimento della fede, con il quale si possono risparmiare i castighi divini, le involuzioni tremende di un cammino percorso dalle tenebre alla luce, le faticose conquiste di una dignità umana recuperata nel nome di Cristo. Parlo della bellezza e grandezza del matrimonio cristiano; del valore enorme della vita destinata alla stessa gloria di Dio; parlo della fecondità voluta dal Creatore come impegno primario dell'uomo e della donna di collaborare con Lui; parlo della splendida, esemplare vocazione al celibato, non solo dei sacerdoti; parlo della vita limpida di uomini e donne, illuminati dal Padrone della messe a compiere un servizio totale per il Regno dei Cieli. Maria è l'unica Creatura che vuole il bene perfetto, completo, dell'uomo: è "la senza macchia" che l'Agnello Immacolato ha scelto per essere aiutato nell'impresa colossale di togliere il male del mondo. A Lei ricorriamo, esuli figli di Eva, divenuti cittadini della Città Santa, di cui siede Regina la Correndentrice. A Lei chiediamo per tutti l'aiuto di fare tesoro del Sacramento della Penitenza, vivendo la gioia dell'amicizia rinnovata con il Signore e facendo un apostolato instancabile della Confessione, del perdono di Iddio che ci abilita ad essere anche corredentori. Oggi è vigilia della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Mi servo di questa coincidenza per rivolgere a Maria Santissima una preghiera a nome di voi tutti che non potrà restare inascoltata: "Facci conoscere, o Madre, i pensieri del Cuore di Cristo, Tu che sei la depositaria, la tesoriera e la partecipe di tutti i progetti e i desideri del Figlio. Vogliamo partecipare anche noi a questi segreti divini, perché siamo Tuoi figli. Di generazione in generazione Gesù coltiva pensieri di pace e non di afflizione[5]. Ci alimenta col Suo Corpo e col Suo Sangue e ci consacra per l'eternità in una unione ineffabile". La Chiesa celebra, poi, sabato, la festa del Cuore Immacolato di Maria, volendo avvicinare, anche liturgicamente, i due Cuori che continuano a palpitare insieme —è vera la loro umanità!— per sempre. Il nostro amato Padre e Fondatore volle consacrare tutta l'Opera e i suoi membri a questi Cuori purissimi e non si stancava di indirizzare loro tenerissime giaculatorie, accenti infocati, espressioni dolci. E' pure vicina la festa di San Pietro e San Paolo, uniti nella mente, uniti nella gloria. Mi è caro perciò, rivolgere un affettuoso pensiero filiale al Santo Padre, Pastore universale della Chiesa, viaggiatore instancabile nei pellegrinaggi apostolici che hanno l'unico fine di portare Cristo alle genti. Monsignor Josemaría Escrivá de Balaguer, che tanto ha amato Gesù e la Sua Madre purissima, diceva di non potersi assuefare all'amore per Pietro, per il Papa. E faceva grandi sforzi per vincere la commozione quando si trovava vicino a lui, chiunque fosse. Ci insegnò sempre, colla parola e coll'esempio, a coltivare insieme tre amori: Gesù, Maria, il Papa. Forse sapete che nella tomba di San Pietro, tra i graffiti che ricoprono uno dei muri, si è trovato —come monumento prezioso della fede dei primi cristiani— il monogramma di Cristo, la M di Maria e la P di Pietro. Questa commovente testimonianza dei primissimi secoli cristiani ci aiuti a ripetere una bella giaculatoria che il Servo di Dio non si stancò di imprimere nelle nostre menti e nei nostri cuori: Omnes cum Petro ad Iesum per Mariam. A Gesù si va insieme con Pietro per mezzo di Maria.

[1] Cfr. n. 10: "Secondo la dottrina formulata in solenni documenti della Chiesa, questa 'gloria della grazia' si è manifestata nella Madre di Dio per il fatto che Ella è stata 'redenta in modo più sublime'".

[2] Fil 4, 8.

[3] Giovanni Pascoli, poesia I due fanciulli.

[4] Ap 12, 1.

[5] Cfr. Ger 29, 11.

Romana, n. 4, Gennaio-Giugno 1987, p. 97-99.

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