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Il beato Óscar Romero e san Josemaría

Qui di seguito pubblichiamo una intervista del 23 maggio a Mons. Joaquín Alonso sulla beatificazione dell’arcivescovo Óscar Romero. Nel 1974 Mons. Alonso fu testimone dell’incontro che il beato Romero ebbe con san Josemaría; fu questa l’occasione nella quale poté conoscerlo e iniziare un rapporto di amicizia con lui. L’intervista è stata fatta da Rodrigo Ayude e pubblicata su La Prensa Gráfica (El Salvador) il 23 maggio 2015 con il titolo «Monsignor Romero è stato un uomo di Dio».


Mons. Joaquín Alonso (Siviglia, 1929) visse con san Josemaría a Roma. Da 62 anni è nella capitale italiana, dove lavora da alcuni anni a fianco del prelato dell’Opus Dei. È stato Consultore Teologo della Congregazione per le Cause dei Santi. In questa intervista parla di Mons. Óscar Romero, che sarà beatificato il prossimo 23 maggio a San Salvador.

— Mons. Alonso, come ha conosciuto il futuro beato Óscar Romero?

L’ho conosciuto a Roma nel 1974. Il 30 ottobre di quell’anno venne nella capitale italiana — non era la prima volta — e san Josemaría, che lo avrebbe ricevuto pochi giorni dopo, l’8 novembre, mi chiese di incontrarlo. Mons. Romero era stato nominato vescovo di Santiago de María, in El Salvador, pochi giorni prima di cominciare il viaggio.

Mons. Romero mi disse che quel viaggio alla Città Eterna era provvidenziale, perché lo stava aiutando a uscire dall’ambiente abituale, a prendere un poco le distanze e a vedere da altre prospettive il piccolo mondo, diceva, che gli pesava. Egli sentiva il peso della responsabilità che comportava la sua nuova sede episcopale e aveva bisogno di sentirsi ascoltato e incoraggiato.

— Conserva qualche ricordo di quei giorni?

Per me quella visita fu l’occasione per parlare con Mons. Romero per molto tempo e molto a fondo. Furono conversazioni fraterne e molto sacerdotali. Fra le altre cose, Mons. Óscar Arnulfo Romero mi disse che dall’inizio degli anni ’60 faceva la direzione spirituale con un sacerdote dell’Opus Dei, don Juan Aznar, morto nel 2004.

Più avanti sono venuto a sapere alcuni dettagli di questa relazione con don Juan Aznar. Per esempio, in una lettera del 1970 gli confidava: “Nessuno più di lei comprende la mia anima”, e nel 1973, nell’inviargli gli auguri di Natale, scriveva: “Non dimentico mai i suoi saggi orientamenti”. Il beato Óscar Romero era un sacerdote riconoscente e mi ha emozionato la notizia che era morto proprio mentre celebrava l’Eucaristia, l’azione di grazie per eccellenza.

— Com’è stato l’incontro di Mons. Romero con san Josemaría?

San Josemaría lo ricevette l’8 novembre. La conversazione durò quasi un’ora, e alla fine Mons. Romero mi confidò che quell’incontro lo aveva lasciato profondamente impressionato. Mi disse che si era sentito confortato nella fede da san Josemaría e che il fondatore dell’Opus Dei lo aveva abbracciato, facendogli sentire che era amato e raccomandato. Mons. Romero chiamò san Josemaría un “uomo di Dio” e approfittò dell’incontro per invitarlo a visitare il Centro America, cosa che poi avvenne nel 1975.

In quel viaggio Mons. Romero poté salutare anche il beato Paolo VI e fu assai lieto di ascoltare alcune parole di incoraggiamento da parte sua. Poi mi disse che quel viaggio gli ricordava i suoi primi anni di sacerdozio e lo considerava un dono di Dio.

— La relazione continuò negli anni successivi?

Ricordo che il 26 giugno 1978 — terzo anniversario della morte di san Josemaría — venne a celebrare la Santa Messa nella cripta di Santa Maria della Pace, dove allora riposavano i resti mortali del fondatore. Lo assistevo io insieme con Mons. Francisco Vives. Pronunciò una breve omelia piena di affetto e di gratitudine a san Josemaría e affermò che, fin dal primo momento in cui si erano conosciuti, si era sentito aiutato come un fratello. Parole che poi lasciò scritte anche in una lettera.

Questo, come ho detto, avveniva nel 1978, un anno dopo che Mons. Romero era stato nominato arcivescovo di San Salvador. Allora, come ha dichiarato pubblicamente, era un altro sacerdote dell’Opus Dei, Mons. Fernando Sáenz Lacalle, che lo assisteva spiritualmente.

— Che cosa pensò quando seppe della sua morte?

La tragica notizia produsse in me una grande emozione e, nello stesso tempo, sorse in me il desiderio di accompagnarlo con la preghiera e di ricorrere alla sua intercessione per i problemi della Chiesa nell’America Latina. Fu anche un motivo per ringraziare il Signore di avermi dato l’occasione di conoscere personalmente quest’uomo di Dio.

Romana, n. 60, Gennaio-Giugno 2015, p. 108-110.

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